Nelle città vive ormai più del 50% della popolazione mondiale. Il contesto urbano, nelle sue diverse forme, in quanto ambito privilegiato nel quale si svolge la vita degli uomini, è dunque sempre più lo scenario delle grandi questioni di civiltà che interessano il comportamento degli uomini.
Nella città si manifestano il tema del confronto tra culture diverse e della necessaria convivenza di modi di vita differenti, la questione della redistribuzione della ricchezza e della più equa ripartizione delle risorse, la necessità della garanzia di pari opportunità di accesso a beni, servizi e diritti, il problema della tutela dei diritti dei più deboli, quello della efficacia delle leggi e, al contempo, della operatività di norme condivise che permettano la civile convivenza.
Inoltre la gestione della città è sempre più urgentemente chiamata a misurarsi con problematiche quali l’uso delle risorse, la tutela dell’ambiente naturale, la manutenzione del patrimonio storico, che fanno assumere sempre di più all’etica la dimensione della responsabilità nei confronti delle generazioni future.
Ethos e polis, secondo Cacciari
Una trattazione del rapporto tra ethos e metropoli non può prescindere dalla riflessione che in questi anni ha svolto su questo tema Massimo Cacciari, facendone anche strumento di guida della sua prassi politica.
Prendiamo in considerazione il libro ‘La Città’’, trascrizione di una conferenza/seminario del 2004 tenuta a Fiesole, in cui vengono riprese anche le osservazioni anticipate nel saggio apparso sulla rivista Micromega nel 1990 con il titolo appunto “Ethos e metropoli”, che pur affrontando frontalmente la tematica proposta ora appare però troppo legato alla contingenza politica.
Fin dalla prefazione del libro A. Rizzi rivela perché la riflessione sulla città sia centrale in Cacciari:
“La città nella storia è il perenne esperimento per dare forma alla contraddizione, al conflitto” (Non a caso Cacciari riprende la tesi di Vico e di Schmitt che la radice di polis derivi da polemos guerra).
Non esiste la città in generale ma esistono forme diverse di vita urbana.
Lo possiamo riscontrare nella assenza di un corrispondente latino al termine che designa la città greca, la polis, “la polis è il luogo dell’ethos, il luogo che da sede ad una gente, a un genos”. Riprendo la trattazione della differenza tra civitas e polis come la sviluppa Cacciari, senza entrare nel dibattito più approfondito in merito; basti citare qui ‘La città antica’ di Fustel de Coulanges o ‘La Civiltà dei greci’ di Burckhardt, in cui questi temi dell’origine della polis e della nozione stessa di genos appaiono con una complessità e una ricchezza che è a volte anche contraddittoria. L’ethos greco non ha il significato dei mores latini, è radice, radice del genos, appartenenza, tradizione.La città greca, la polis, da cui la politica, è una città che non vuole crescere, che si sviluppa intorno all’agorà, è il territorio dove governa l’ethos.
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Oggi le città non sono fatte nel migliore
dei modi; la progettazione urbana è un mestiere a rischio di
estinzione. Dal punto di vista materiale, troppo spesso abbiamo
piani urbanistici omogeneizzati e rigidi nella forma; dal punto di
vista sociale, la struttura del costruito accoglie solo una vaga
impronta dell’esperienza personale e collettiva dei cittadini.
Sono carenze che tutti purtroppo conosciamo.
R. Sennet