La vigna*

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* Questo testo compare nel volume La vigna, catalogo della mostra di pittura di Rinaldo Turati, Palazzo Cominelli, Cisano di S. Felice del Benaco, Firenze. Pietro Chegai Editore, 1999.

Quando il legno del tino sogna, una brezza percorre la vigna; restituisce la gerla il respiro sanguigno del legno che si gonfia.
Quando è il contadino a sognare, la botte s’inorgoglisce; quando è sua moglie, il tralcio si volge alla luna.
I manici delle vanghe fremono sottilmente, come raggiunti da una nuova primavera.
Tendono la loro paglia le sedie della cucina; le scarpe di legno si scuotono la terra secca; le mani dell’uomo allentano la presa di radice e divengono rami nuovi.
I filari coi loro legacci bevono rugiada.
C’è chi dice che in quel mondo di legno anche i sogni lo fossero, e staccandosi facessero molto rumore.
La foglia dell’uva conversa con quella del fico. La terra nutre un nuovo germoglio.

Una canzone composta dalla fantasia popolare racconta il ciclo dell’uva e del vino dalla terra alla pianta alla botte alla pancia, per giungere nuovamente alla terra, divenire nuovo legno e nuovo frutto e nuovo succo.
È il sogno della vita fatta di cose di terra. Come nel ricordo di tanti vecchi di un tempo: il tale è figlio di quello, che è figlio di quell’altro ancora…
Generazioni che passano, mietono, vendemmiano, forse fanno l’amore nei prati con mani nodose.

Pioggia raccolta nell’incavo di secchi lasciati all’aperto; resine che trasudano.
Le doghe e i cerchi delle botti, le scale a pioli, le ceste, i carri, gli imbuti, le zucche cave da usare come otri, e il vetro dei bicchieri, il grembo dei fiaschi.
Eretta la vigna come casa. Sole e ombra. Aria.
Colore e legno, l’opera del mondo.

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