Novita Amadei, Dentro c’è una strada per Parigi, Beat 2016 (pp.175, euro 9 )
Finché notte non sia più, Neri Pozza 2016 (pp. 239, euro 16,50)
I luoghi sono diversi: la città che cambia più rapidamente del cuore degli uomini, e ai negozietti di quartiere subentrano gallerie d’arte, di un’arte astrusa e lontana, nel primo romanzo.
Due paesi, uno in Italia e l’altro in Francia nel secondo, distanti fra loro ma accomunati dalla loro perifericità, dal diradarsi dei loro abitanti, e dal loro inevitabile invecchiamento. E’ dentro questi paesaggi, tenui, a tratti struggenti, che si muovono le protagoniste delle due storie, ed è proprio in persone attempate che trovano interlocutori essenziali, gravati dal peso dell’età ma ricchi di una saggezza del vivere che li ha resi lievi e intuitivi nel rapporto con gli altri. Anche con chi è molto più giovane, persino con quelli che vivono i loro giorni con la spontanea adesione alla vita che l’adulto s’è lasciato alle spalle, come la bambina del primo romanzo, cui si deve l’immagine trasognata e poetica trasposta nel titolo (“dentro c’è una strada per Parigi”, spiega la piccola Eline intenta a disegnare un casa tanto grande da contenere la città, e poter ospitare chi c’è e chi non c’è più).
Ma a dare unità alle due prove narrative è soprattutto la scelta – una scelta vissuta con passione convinta, si avverte – di mettere in scena donne che sanno stare nella loro solitudine, senza compiangersi e senza risentirsi, in questo modo sapendone fare terreno fertile di incontri veri, con persone che, cosa sempre meno scontata, nel corso della loro esistenza hanno saputo accumulare un’esperienza, e con la vita, nonostante l’età, non hanno chiuso, tanto da non rifuggire dal misurarsi con vicende dolorose del proprio passato.
Non sono quindi il vicinato, o la parentela (neanche la sororità, che pure rappresenta un motivo che percorre entrambi i romanzi) a far nascere le relazioni che coinvolgono i personaggi, ma il presentimento di una comunanza profonda e la scelta consapevole che ne consegue, e apre alla possibilità del dialogo, dell’amicizia, dell’amore. Possibilità inattese, nuove, perché “gli attaccamenti che ci creiamo, giorno dopo giorno, contano più di appartenenze lontane”. Si tratta di saper prendere sul serio la propria vita, di volerla tenere nelle proprie mani, quietamente, con determinazione: è il modo di stare al mondo che i protagonisti di queste storie, i personaggi femminili in primo luogo, ci propongono. Attenti alla loro esistenza ma al tempo stesso capaci di rimettersi in gioco di fronte a presenze nuove, come quelle degli stranieri – la mendicante bulgara a Parigi, i giovani magrebini nel paese francese – che non potevano mancare nei romanzi di un’autrice per la quale il lavoro nell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e la narrativa sono le due strade parallele lungo le quali avvicina i volti, le fragilità e la solitudine, l’unicità e l’energia di tante esistenze quotidiane.