Eric-Emmanuel Schmitt, La vendetta del perdono, edizioni e/o 2018 (pp. 253, euro 18)
Il piacere di leggere, quello che abbiamo conosciuto da bambini, appena abbiamo cominciato a saperlo fare; ma soprattutto dopo, da adolescenti, quando poveri di riferimenti e liberi dall’obbligo di giudicare, ci affidavamo solo a quello. Al piacere di passare da una pagina all’altra trascinati da quella forza indefinibile che parole e avvenimenti sanno intrecciare in una trama che coinvolge e diverte, commuove e, perché no, rappresenta in una storia i lati migliori degli umani.
Tutto qui: Schmitt sa coltivare questo piacere. Nello scriverli questi racconti, innanzitutto, lo si intuisce. Sembra lì a leggere con noi la vicenda delle due gemelle, Caino e Abele al femminile (con finale a sorpresa), o la storia eterna del conflitto fra amore assoluto e razionalità cinica in Madamina Butterfly; così come lo vediamo rendere l’originale omaggio a Saint-Exupéry del quarto racconto, ma soprattutto mantenere la coerenza, ferrea senza perdere in un’umanità, della protagonista del terzo, che dà il titolo alla raccolta.