Maurizio Pagliassotti, Ancora dodici chilometri. Migranti in fuga sulla rotta alpina, Bollati Boringhieri (pp. 218, euro 16)
Articoli saggi romanzi sulla tragedia dei migranti nel Mediterraneo; quasi nulla su quelli che cercano di raggiungere Besançon da Bardonecchia, la Francia dall’Italia: “in fuga sulla rotta alpina”. Solo l’episodio dello sconfinamento dei gendarmi francesi nella caccia all’uomo cui si dedicano fra quei monti ha fatto notizia, non così i frequenti ritrovamenti dei resti di coloro che senza il minimo equipaggiamento tentano di superare il Colle della Scala in pieno inverno. E intanto, cittadini attempati si sono improvvisati passeurs, un prete e un pastore valdese si sono messi di mezzo, molti No Tav hanno dato un nuovo obiettivo alla loro passione civile: “Ho visto con i miei occhi – riferisce l’autore – gli stessi uomini e donne tagliare con le tronchesine delle protezioni di ferro e tenersi in casa, per mesi, sconosciuti che poi se ne sono andati senza un saluto (…). Le stesse mani che hanno gettato sassi contro lo Stato hanno salvato lo Stato dalla vergogna di avere una distesa di cadaveri ripugnanti tra i suoi boschi”.
Il racconto di episodi agghiaccianti si intreccia con giudizi che non lasciano adito a distinguo: “Il ragazzo africano che attraversa le Alpi è la plastica manifestazione del mondo che verrà, che ci piaccia o no. Solo un amore, una passione incontenibile, che travalica ogni sorta di rischio può muovere un essere umano ad affrontare un pericolo semplicemente non descrivibile. Un’attrazione inesorabile verso un sistema che noi vogliamo chiuso ed esclusivo, barricato e difeso da inutili eserciti, ma alla fine indifendibile di fronte a questa determinazione. (…) La tragedia di questo incredibile momento storico in Italia, ma vale per tutti gli altri mondi uniti dalla ferrea volontà della decadenza che prende il nome di ‘sovranismo’, un mondo ormai veramente senza confini, è data dalla fuga di questo ragazzo e dalla nostra folle cecità che vede in lui (…) un nemico”.
“Soltanto quando questo Inferno – e quello che questo libro racconta lo è certamente – trova una narrazione, soltanto allora conquista un di più di realtà e di forza”: la constatazione di un critico letterario come Gian Luigi Beccaria (Il pozzo e l’ago. Intorno al mestiere di scrivere, Einaudi 2019) trova nel libro di Pagliassotti una conferma inequivocabile: “Quei morti in mare, centodiciassette annegati negli abissi e nella notte. Quando leggerete queste righe non li ricorderete nemmeno più, sostituiti da altri, più freschi, più numerosi. Ma oggi, io, li vedo: non c’è nessuna differenza tra quel mare di acqua e questo mare di neve”, in cui si muovono, e muoiono, “naufraghi a 2000 metri di quota”.
Questo testo compare anche nel sito della nuova libreria Rinascita di Brescia, alle cui attività culturali Carlo Simoni collabora.