La prima volta.
C’è sempre una prima volta.
La prima volta che sono nato.
La prima volta che ho pianto.
La prima volta che ho riso.
La prima volta che ho detto mamma.
La prima volta che ho detto papà.
La prima volta che mi sono rotto la testa.
La prima volta che sono stato felice.
La prima volta che sono stato triste.
La prima volta che ho dato un bacio.
La prima volta che ho preso un pugno.
La prima volta che ho scalato una montagna.
La prima volta che ho fatto all’amore.
La prima volta che ho incrociato una pandemia.
La prima volta, ogni volta che ricordi sia stata la prima…
La prima volta ha spesso anche qualcosa di fisico, di gusto, olfatto, tatto.
La prima volta ha talvolta qualche cosa di magico, di misterioso, quasi mistico.
La prima volta può essere ogni volta che ripeti una cosa per la prima volta.
Ogni inverno, quando scende la neve, adoro la prima volta che con le ciaspole cammino su un manto immacolato dove non è passato nessuno.
Mi giro a guardare le mie tracce, mi guardo intorno godendomi il paesaggio, respiro profondamente, inalo il freddo dell’inverno e la sua magica aria tersa, sorrido e riparto, ascoltando lo scricchiolare della neve sotto i miei piedi.
Ogni estate, il primo sorso di birra. Non dell’estate. Di ogni birra, naturalmente.
Se qualcuno mi chiede “posso berne un sorso?” prima ancora che io l’abbia assaporato lo fulmino: “Il primo sorso di birra è il mio, poi fai quello che vuoi”. Che piacere impugnare il boccale appannato, con le goccioline che scendono sui lati, la schiuma che mi imbianca i baffi e la birra fresca che scende per il gargarozzo…
Quante sono le prime volte che non ricordo ma che di quando in quando riaffiorano nella mia mente.
La prima volta è un mondo che si apre, che si svela, che si assapora, nel bene e nel male.
E sono certo che sarà così anche la prima volta che morirò, perché ho vissuto centinaia di prime volte.
Questo testo è nato ascoltando La première fois eseguito da Tryo et Les Ogres de Barback (disponibile in YouTube).