A ricordarmi l’anniversario è stato l’autore di un breve video reso per l’occasione disponibile sul canale youtube, uno studioso che insegna scienze naturali a Bassano, la città natale di Brocchi, nel liceo a lui intitolato. Ho conosciuto Francesco Mezzalira proprio nella sua scuola, dove mi aveva invitato a presentare il romanzo che narra la vita di Brocchi: I tempi del mondo, da me pubblicato dieci anni fa.
Giambattista Brocchi, studioso appassionato e irrequieto viaggiatore, fu per alcuni aspetti precorritore delle teorie di Darwin, che ne apprezzò le idee e, in particolare, quella del perdimento delle specie: “senza arrogarmi di indovinare il magistero tenuto dalla Natura nella creazione degli esseri viventi”, scriveva Brocchi, “mi è sembrato di avere induzioni bastanti per avventurarmi a dire, essere legge da essa stessa lei stabilita che le specie periscano al paro degli individui, e che sieno state destinate a fare la loro comparsa nel mondo per un determinato spazio di tempo”.
Sono stati passaggi come questo a farmi nascere il desiderio di scrivere una biografia immaginata di questo intellettuale vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo.
La portata scientifica delle sue teorie è stata per me pari al loro alone filosofico e ai significati esistenziali che in esse risuonano. Leggendo che le specie “lentamente s’estinguono, non diversamente da quanto accade all’individuo” – affermazione coraggiosa in un’epoca ancora legata al fissismo, la concezione secondo cui le specie create sono eterne – mi è parso di poter andare oltre: “il Professore – nella veste di protagonista del mio romanzo – non era di quei che t’offrono la visione serena della perennità dei viventi, sia pur non degli individui ma almeno delle specie che essi perpetuano, e nemmeno la consolazione che può venire dalla certezza che tutto torni, invariabilmente. La Terra e insieme la Vita traversano invece una storia che non si ripete, e che non è eterna”. La sensazione ineliminabile del fluire Tempo, e il pensiero della morte, ricorrono nella narrazione e danno spunto a considerazioni sul nostro modo di farvi fronte: “È forse proprio per contraddire, o cercar di dimenticare, quell’andare perpetuo che se ne scrive. È col metter sulla carta quel moto ininterrotto che ci si illude di fermarlo, o ci si prova a rallentarlo, almeno”.
Francesco Mezzalira, da molti anni ha affiancato agli studi naturalistici quello della storia e dell’interpretazione dell’illustrazione zoologica e della rappresentazione artistica degli animali. Su questi argomenti ha pubblicato i saggi Bestie e bestiari: la rappresentazione degli animali dalla Preistoria al Rinascimento (Umberto Allemandi Editore, Torino, 2001) e Le immagini degli animali tra scienza, arte e simbolismo (Angelo Colla Editore, Vicenza 2013).