“L’isolamento porta con sé la paura di rimanere tagliati fuori dal tormento del mondo e nello stesso tempo offre la possibilità, stando bene, di inviare il bene agli altri, di invitarli a non fossilizzarsi nell’antropocentrismo. Si può scrivere dal bene e non soltanto dall’angoscia. Si pensa: meno sofferenza, meno scrittura, ma non è vero. Il dolore dà una nota musicale diversa ma non c’è solo quella”.