“La prossimità, l’aiuto, il soccorso rivolti alla popolazione ucraina, l’accoglienza messa in campo per i profughi, tanto più possono attingere a una compassione per dir così pura, e profonda, quanto più includono nell’orizzonte dello sguardo e della cura, e nelle ragioni dell’indignazione, altri feriti, o sottoposti a violenze, sotto altre latitudini, sotto altre condizioni. Si tratta insomma di non respingere tra gli invisibili i campi profughi libanesi, le metodiche occupazioni e aggressioni nella striscia di Gaza, i campi-lager libici, e così via”.