Il senso della fine in un mondo povero di futuro

Rossana Rossanda, Amar. Favola laica, Marsilio 2024 (pp. 96, euro 14)

Ristampata nel centenario della sua nascita, Rossanda aveva scritto questa “favola” nel 1996, a qualche anno di distanza da un seminario che con Filippo Gentiloni, altra firma storica del “manifesto”, aveva coordinato all’eremo benedettino di Monte Giove, nelle Marche, dove si riunivano spesso esponenti della Sinistra come Mario Tronti, Pietro Ingrao, Luigi Ferrajoli, Giacomo Marramao, Raniero La Valle per confrontarsi su temi esistenziali, come la morte.

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Se l’amore non basta

Caterina Bonvicini, Molto molto tanto bene, Einaudi 2024 (pp. 204, euro 18,50)

“Sei sempre spaesato in acque internazionali, in acque di nessuno, eppure su una barca che conosci sei casa tua… (..) Quello della Sar [operazioni di ricerca e soccorso] è un mondo piccolo, una specie di grande famiglia. bellissima o pessima, come tutte le famiglie”, e la barca è l’Endurance, una delle navi Ong che operano nel Mediterraneo. È passato un paio d’anni dalle prime prove a bordo delle navi umanitarie raccontate in Mediterraneo (in queste note alla fine di aprile 2022) con l’intento dichiarato di comunicare l’incomunicabile, il dolore e l’orrore che le immagini televisive di naufragi e salvataggi non sanno trasmettere.

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Riconciliarsi con l’incolto

Adriano Favole, La via selvatica. Storie di umani e non umani, Laterza 2024

L’antropologia “studia le culture umane, le loro relazioni e le loro trasformazioni: le culture di altri continenti (…) e le culture popolari, lontane o domestiche che siano (…), le culture urbane e quello rurali. Le culture più tradizionali e conservatrici e quelle digitali (…), le culture egemoni e quelle subalterne. Il qui e l’altrove”. Coerente con questo presupposto, l’autore ci invita a un andirivieni fra Liguria e Oceania, Alpi e Africa, ma non solo: il confronto coinvolge lui stesso, l’antropologo che si occupava solo di significati e simboli umani e quello che invece s’è reso conto che lo studio non può ignorare i non umani con cui, pure, trascorriamo le nostre esistenze”, essendo noi “il prodotto di scambi ininterrotti con l’ambiente che ci circonda”, popolato di “esseri ‘incolti’ che vivono, cioè, fuori dai confini delle culture intese come spazi simbolici”.

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Raccontare la morte

Jon Fosse, Un bagliore, La nave di Teseo 2024 (pp. 76, euro 13)

La noia l’ha indotto a mettersi in macchina e partire, una noia greve, irrimediabile: “Il pensiero di tutto quello che avrei potuto fare per contrastarla non mi procurava nessuna gioia così avevo agito”. Non ha una meta, né ha in mente un itinerario. Arrivato alla fine di una strada forestale, dove non c’è spazio per girare, si impantana. È risaputo: chi viaggia porta con sé innanzitutto sé stesso, e il proprio stato d’animo: “Mi sentivo vuoto, come se la noia si fosse trasformata proprio in quello, in un vuoto. O piuttosto in angoscia, perché avvertivo dentro di me una specie di paura mentre, lo sguardo assente e fisso in avanti, vedevo in un nulla.

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Un comune disorientamento

Marco Revelli, Questa sinistra inspiegabile a mia figlia. Dialogo immaginario con un’adolescente, Einaudi 2024 (pp. 164, euro 16,50)

Pare che siano le figlie, più dei figli, a rendersi disponibili a colloqui con i genitori su questioni impegnative come l’Olocausto o il razzismo: sono adolescenti a interloquire sia nel caso di Annette Wieviorka (Auschwitz spiegato a mia figlia, Einaudi 2014) che in quello di Tahar Ben Jelloun (Il razzismo spiegato a mia figlia, La nave di Teseo 2018). Lo stesso avviene – stando al titolo almeno –, a Marco Revelli, spiazzato dalla domanda della figlia, appunto: “Ma tu stai ancora lì?”, a Sinistra, intende, e lui prova a spiegarle perché si intestardisce “a stare in un posto che non c’è più”, “un sistema di idee e di promesse tradite ogni giorno da quegli stessi che dicono di volerle ancora rappresentare”.

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Bilanci esistenziali fra pubblico e privato

Mariagrazia Fontana, È questo che volevo?, temposospeso 2024 (pp. 210, euro 20)

Lasciare che la vita ti venga incontro, che ti porti quel che ha da darti; oppure: sentire che la devi costruire, la vita, sapendo che ci troverai quello che ci hai messo (e altri ci hanno messo per te, che te lo dovrai tirar dietro per il resto dei tuoi giorni). Poi, si sa: il Caso, versione laica della Provvidenza, o del Castigo, il mestiere che hai finito col fare, gli amori, fortunati o tossici, la salute e la corrosione degli anni… Ma anche qui: saperli governare perché si è di quelli che sanno come va il mondo, oppure farci i conti, arrovellarsi a capire quanto ci hai messo di tuo o se invece proprio non te lo meritavi, e sforzarsi di accettare senza necessariamente rassegnarsi.

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Un animale accanto

Sandra Petrignani, Autobiografia dei miei cani, Feltrinelli 2024 (pp. 208, euro 18)

È un amico scrittore a suggerirglielo, l’amico la cui voce si tornerà a sentire quasi ad ogni capitolo, anche dopo che avrà perso la ragione, anche quando non ci sarà più: interlocutore privilegiato perché in grado di anticipare quello che lei, l’autrice, pensa, desidera, si propone. Come nel caso, appunto, di questo libro. È l’amico senza nome a suggerirle il titolo, indicandole così la traccia essenziale di una storia che era solo un progetto vago: i cani che si sono succeduti nelle sue case – ha riconosciuto in un’intervista Petrignani – “sono il vero filo conduttore della mia vita”.

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Un aggiornamento necessario

Hervé Kempf, Il nucleare non fa bene al clima, Einaudi 2024 (pp. 64, euro 10)

“L’energia nucleare non emette anidride carbonica; l’anidride carbonica fa male al clima; dunque l’energia nucleare fa bene al clima”: un “sofisma”, come sostiene l’autore – giornalista ambientalista –, o una verità di cui l’avanzare della crisi climatica obbliga a prendere atto? Che sia l’uno o l’altra, occorre entrare nella questione dell’opzione del nucleare oltre quello che i media ci offrono. Di qui l’utilità, in ogni caso, di questa cinquantina di pagine: ci si trovano informazioni aggiornate e valutazioni conseguenti, non opinioni generiche e petizioni di principio, e il fatto che il discorso si riferisca soprattutto alla situazione francese – vista anche la sua contiguità alla nostra – non limita la portata del discorso.

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Il destino dei vecchi, l’immoralità del sistema

Didier Eribon, Vita, vecchiaia e morte di una donna del popolo, L’orma 2024 (pp. 250, euro 21)

Romanzo-saggio? Saggio narrativo? Autobiografia “collettiva” alla maniera di Annie Ernaux, capace di raccontare la grande trasformazione che negli anni Cinquanta-Sessanta investe anche la Francia, in modo non dissimile da quanto accadde nel nostro Paese? Anche il precedente romanzo di Eribon (Ritorno a Reims, Bompiani 2017) sfuggiva a una definizione precisa, raccordando il racconto di sé all’analisi sociologica, ma in quello era con la figura paterna che l’autore sentiva di doversi confrontare, mentre qui è la madre al centro del racconto.

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Il lettore edonista

Jorge Luis Borges, Sette sere, Adelphi 2024 (pp. 189, euro 14)

Abituati a udire la voce dello scrittore argentino attraverso le formule sorvegliatissime e studiate dei suoi scritti, ci coglie di sorpresa il “Borges orale” che echeggia nelle sette conferenze del 1977 che, fra le innumerevoli tenute in patria, negli Stati Uniti e in Europa, questo libro raccoglie, tanto più per il loro “fascino – come nota il curatore nella sua nota finale –, per la spontaneità, per il tono familiare e spesso ironico, per l’autenticità delle imprecisioni, delle incertezze, e perché no, anche di qualche svista”.

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Sorridere, nonostante tutto – Riletture estive/5: Una distopia sorridente e inquietante

Giacomo Papi, Il censimento dei radical chic, Feltrinelli 2019 (pp. 141, euro 13)

Siamo dalle parti del “Bispensiero” del George Orwell di 1984, per cui “la menzogna diventa verità e passa alla storia”, e soprattutto della sua  “Neolingua”, che lascia spazio solo ai concetti più elementari vietando l’uso di molte parole; ma anche “la milizia del fuoco” di Fahrenheit 451 sembra far capolino in queste pagine, anche se qui di incendi di libri, ad opera dei detentori del potere almeno, non se ne vedono.

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Sorridere, nonostante tutto – Riletture estive/4: Un libro serio che si legge sorridendo

Michele Serra, Le cose che bruciano, Feltrinelli 2019 (pp. 174, euro 15)

Politico del “fronte progressista”, non sa accettare che non sia accolta la sua proposta di legge – avanzata in tempi non sospetti, e dal fronte progressista, appunto – per la “reintroduzione dell’uniforme obbligatoria” nelle scuole (una proposta volta a “rimediare a quella forma subdola di banalità che è l’anticonformismo”, l’ossessione di distinguersi cercando, velleitariamente, di vestirsi in modo diverso dagli altri).

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Sorridere, nonostante tutto – Riletture estive/3: Emilia, elefante spaesato e gentile

Arto Paasilinna, Emilia l’elefante, Iperborea 2018 (pp. 252, euro 17)

“L’elefante è un miracolo di intelligenza e un mostro di materia”, ma non solo. A sorprendere, in questo essere contraddittorio, è anche la sensibilità: “Il suo odorato è squisito e ama con passione i profumi di tutti i tipi e soprattutto i fiori fragranti; li raccoglie, li coglie uno ad uno, ne fa mazzetti e dopo averne assaporato il profumo li porta alla bocca e sembra godere del loro gusto”.

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Sorridere, nonostante tutto – Riletture estive/2: Il mondo piccolo di un’agrodolce Francia

Gabriel Chevallier, L’annata memorabile del Beaujolais, edizioni e/o 2016, pp. 366, euro 18

Un paese di contadini, diviso fra la chiesa e il municipio. Fra il prete, benvoluto, e il sindaco, rispettato. Ma non siamo negli anni ’50 a Brescello, il parroco non ha il volto di Fernandel e il primo cittadino, seppur baffuto, non ha quello di Cervi.

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Sorridere, nonostante tutto – Riletture estive/1: Scrivere come Cornia

Ugo Cornia, Buchi, Feltrinelli, pp 96, euro 10

tutto finisce e non finisce mai di finire, ma sarà finito un giorno o non finirà mai
Le frasi spesso non hanno bisogno della maiuscola per cominciare, perché quella prima, anche se sembrava, non era finita, e infatti non c’era il punto, alla fine, e dunque non era una fine: ti viene da scrivere come Cornia se leggi Cornia. Se segui il suo discorso da un libro all’altro, perché anche i suoi libri non finiscono davvero. Si interrompono.

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Un’opera che parla a noi e di noi

Ivano Dionigi, L’apocalisse di Lucrezio. Politica, religione, amore, Raffaello Cortina Editore 2024 (pp. 208, euro 14)

“È il sentire cosmico e razionale di Lucrezio in sintonia con le domande dei nostri tempi?”. Rispondere a questa domanda è il compito che Dionigi si pone, anticipando comunque l’esito: “Lucrezio lo aveva detto”. È infatti la constatazione dei temi e dei motivi che rendono attuale la sua opera a ricorrere in queste pagine, a partire dal riconoscimento lucreziano della “coincidenza fra le proprietà delle res e quella dei verba”, della transitività fra parole e cose fa della lingua il modello della realtà, secondo un modo di vedere che trova riscontro in autori contemporanei, come Italo Calvino, secondo il quale “la scrittura [è] modello d’ogni processo di realtà” e quindi esiste la possibilità di una comunicazione fra “mondo scritto” e “mondo non scritto”, quella possibilità che per Dante risiedeva nella fede e per Galileo nella matematica.

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Osservare, capire, prender partito

Rachel Cusk, Coventry. Sulla vita, l’arte e la letteratura, Einaudi 2024 (pp. 226, euro 18,50)

Contemporanei, addirittura precedenti in alcuni casi, rispetto alla sua trilogia, sono questi racconti e saggi della scrittrice inglese. Se in Resoconto, Transiti e Onori (in queste note nel dicembre 2018, giugno 2019 e marzo 2020) si era voluto riconoscere opere che sovvertivano il genere romanzesco, in questi scritti, raccolti sotto il titolo di uno di essi, è difficile stabilire il confine fra la narrazione e la trattazione, fra le storie e le riflessioni.

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Un’autobiografia mai scritta

Marco Cavalli, L’uomo dell’Enciclopedia, Neri Pozza 2024 (pp. 201, euro 18)

Tutti più o meno sanno, o pensano di sapere, qualcosa di Rousseau e di Voltaire mentre, per quel che riguarda Diderot, sarebbero parecchi ad ammettere onestamente che le loro conoscenze non vanno oltre il ruolo che quest’altro grande rappresentante dei Lumi ebbe, insieme a D’Alembert, nella creazione di quell’opera monumentale che è l’Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri.

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Una crisi rivelatrice

Byung-Chul Han, La crisi della narrazione. Informazione, politica, vita quotidiana, Einaudi 2024 (pp. 116, euro 13)

Il filosofo sudcoreano, trapiantato in Germania, prosegue il suo lavoro di critica della società contemporanea, che è insieme di attualizzazione e, anche se non dichiaratamente, di divulgazione delle idee maturate nella sua patria di elezione. Se, per esempio, riflettendo sulla Società senza dolore e la rimozione della sofferenza dalle nostre vite (in queste note nel luglio 2021), era Heidegger il pensatore di riferimento – lo stesso sul quale, del resto, l’autore si è formato – , qui è su un altro autore tedesco che il discorso torna, e non poteva essere diversamente.

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Una scomparsa enigmatica, una denuncia politica

Carmen Pellegrino, Dove la luce, La nave di Teseo 2024 (pp. 196, euro 19)

“Credevamo di essere salvi. Figli di un miracolo (…) migliori e più sensibili dei nostri vecchi: potevamo dedicarci a scoprire qualcosa di bello e più profondo sulla vita stessa”, e invece “paghiamo per il nostro passato, paghiamo il nostro passato. Ma noi di chi saremo il passato? La faccenda della nostra futura anzianità sembrava qualcosa di futuro e trascurabile”, senonché – privi della prospettiva concreta di una pensione – noi nella giovinezza siamo rimasti impigliati. Siamo di fatto la prima generazione che sta peggio della precedente. Chi pagherà per noi”, come noi “paghiamo le pensioni dei nostri padri”?

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Esseri-terra

Federico Luisetti, Essere pietra. Ecologia di un mondo minerale, wetlands 2024 (pp. 112, euro 16)

Il titolo è lo stesso di quello di uno scritto di Calvino, del 1981: “Io sono una pietra. Lo ripeto: una pietra. So che non potete capirmi”, esordiva la protagonista, consapevole delle difficoltà di spiegare “quello speciale modo d’essere dello spazio che è l’essere pietra”. Di spiegarlo ad esseri che passano, mentre “la pietra resta”: “la nostra natura minerale resta la più forte: è essa che implica e include l’uomo (…) è l’uomo che serve il disegno delle pietre, non le pietre quello dell’uomo (…) la potenza dell’edificazione è già in noi, e verrebbe messa in atto anche se l’uomo non ci fosse”.

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