Antonio Prete (a cura di), Nostalgia. Storia di un sentimento (Nuova edizione ampliata), Cortina 2018 (pp. 203, euro 14)
Eugenio Borgna, La nostalgia ferita, Einaudi 2018 (pp. 114, euro12)
Tra gli scritti sul concetto di nostalgia raccolti dal curatore già nella prima edizione di questo libro, nel 2004, continua a meritare di essere (ri)letto soprattutto quello di Jean Starobinski, inequivocabile nel mettere in luce come il termine abbia “assunto poco a poco una connotazione spregiativa”, passando “a designare il vano rimpianto di un mondo sociale o di un tipo di vita ormai svanito, di cui è inutile deplorare la scomparsa”.
Sarebbe un rapporto di sinonimia quello che corre fra la nostalgia e il rimpianto, dunque? Nient’affatto, spiega Borgna: “nel rimpianto ci si sente dolorosamente colpevoli e responsabili delle cose perdute, e non ci sono mai le increspature talora elegiache della nostalgia che ci fa guardare alle esperienze del passato come a esperienze che continuano a vivere nel cuore e nella memoria, e che rimarginano le ferite del presente, aiutandoci a resistere all’assenza di persone e di luoghi che abbiamo amato.”
Ma prima di meritare questi distinguo essenziali, il concetto di nostalgia ha accumulato una lunga storia, a partire dall’invenzione del suo nome, fatto di ritorno e di dolore. Prete ci accompagna nel cammino che dal neologismo coniato da Johannes Hofer nel 1668 per designare quella che si considerava una malattia, anche mortale, ha portato ad acquisizioni successive che ne hanno fatto un sentimento: un percorso inverso, sotto certi aspetti a quello della melanconia, passata da presenza naturale e inevitabile nella vita degli uomini ad un’affezione senz’altro da curare, la depressione, non a caso contemplata nel DSM (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali).
Sono molti i nomi che segnano l’evoluzione del concetto di nostalgia. Uno per tutti, Kant, secondo il quale “il nostalgico desidera ritrovare non tanto lo spettacolo del luogo natio quanto le sensazioni della sua infanzia”. Un desiderio impossibile da realizzare, se non si vogliano considerare i doni miracolosi della memoria involontaria di Proust: per i più, un ritorno che non si può non desiderare ma è destinato a restare un desiderio. E più del filosofo è allora il poeta a soccorrerci: in Caproni, ad esempio, “il ritorno accade, ma accade senza che ci sia stata partenza”, la sensazione è quella “del perduto senza poter nominare la cosa perduta”; la nostalgia, “una nostalgia senza nostos”.
E insieme a Caproni, nel nuovo denso capitolo che Prete ha aggiunto nella nuova edizione, troviamo il “disio” di Dante, la “ricordanza” di Leopardi, la melanconica critica del moderno di Baudelaire, le diverse declinazioni di una sostanziale ridefinizione del rapporto fra passato e presente – attraverso la lingua poetica, appunto – oltre che dello stesso Caproni, di Ungaretti, Montale, Luzi. Perché “la poesia ha contribuito – in una misura decisiva – a trasformare la nostalgia da malattia a sentimento”.
Un sentimento per nulla regressivo. È lo psichiatra ad assicurarcelo, sulla base della propria esperienza così come della sua vasta e appassionata frequentazione letteraria: “non c’è solo la nostalgia che fa male, la nostalgia che si fa talora malattia, ma c’è (anche) la nostalgia che sollecita a vivere, e fa nascere in noi un passato che sarebbe altrimenti perduto per sempre.” Nella sua prosa ricca di immagini e straboccante di aggettivi che richiamano la complessità e l’ineffabilità dello spazio interiore, la nostalgia viene indagata “nelle sue dimensioni arcane e segrete, umbratili e luminose, fragili e strazianti” per giungere alla constatazione conclusiva: “Così noi viviamo, e ogni volta diamo l’addio a qualcosa di noi che la nostalgia misteriosamente ci consente di ritrovare”.
Un tema da non smettere di sondare, due libri (oltre quelli cui sia Prete che Borgna rimandano) da leggere e rileggere. Tanto più in tempi di rotture col passato spavaldamente invocate e palingenesi disinvoltamente annunciate.
Questo testo compare anche nel sito della nuova libreria Rinascita di Brescia, alle cui attività culturali Carlo Simoni collabora.