Perché le piante

Antonio Pascale, La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini, Einaudi 2022 (pp. 292, euro 20)

Vivere è sempre imparare a vivere. Se l’hai capito – senza metterti a fingere di saper vivere né, come capita a molti, passata la cinquantina, convincerti di averlo imparato – puoi scrivere della vita, la tua innanzitutto, e quella degli altri, con leggerezza divertita, ironia bonaria, malinconia affettuosa, e lo farai senza stabilire gerarchie fra le diverse età che hai attraversato e dunque in un andirivieni continuo tra l’infanzia e l’età che hai al momento in cui scrivi. Anche se – come l’autore – hai “sempre avuto la memoria bacata” e sei “un narratore inaffidabile” e dunque non ti resta che “(fare) autofiction polifonica, cioè (assorbire) umori e sensazioni dall’ambiente cercando di restituirli”.

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Poesia per sportivi e non

Franco Arminio, Atleti, HarperCollins 2022 (pp. 83, euro 14)

Non sei mai stato uno sportivo, né hai mai avuto interesse per lo sport. E dunque. Ma lui lo conosci, è il paesologo, il cantore della montagna abbandonata…

Leggi la prima (è un libro di poesie): “Da bambino m’impegnavo / in molte sfide, fissare / il sole, resistere / al solletico, privarmi / del respiro. / Non vincevo e non morivo / perché subito fallivo”. Be’, ma allora, le premesse per diventare un amante degli sport c’erano anche nel bambino che sei stato tu…

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Il vicolo cieco dell’orgoglio

Tove Jansson, Campo di pietra, Iperborea 2022 (pp. 123, euro 14)

Non è certo l’unico romanzo, questo, a raccontare del bilancio fallimentare di una vita. Della vita di un uomo colto, che l’ha passata scrivendo. Viene in mente un personaggio di Čechov, il protagonista di Una storia noiosa, costretto a riconoscere che la propria vita, pur nella sua laboriosità, ha mancato di un centro, di un riferimento certo, e quindi non può più trovare che una conclusione che la lascerà in sospeso, senza darle soluzione. Eppure la vita di Jonas, giornalista di lungo corso da poco in pensione, un centro l’ha avuto: la fede nelle parole, nella loro esattezza, nella loro capacità di precisare quel che si pensa e si intende sostenere.

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Il gatto Bianco

Il senso noto e non detto
neanche a me stesso
il senso di colpa
di provare dolore
di saperlo sentire
più che per la fine
cui è giunto un umano
per quella che
incredibilmente
ha raggiunto anche te
che non si doveva
credere non si doveva
dire di credere fossi persona.

Ma è così che m’accade
che m’è sempre accaduto
di sentire una pena
che soffoca come
un dolore bambino
anche quando ho trovato
il nudo uccellino
caduto dal nido
ancora tremante
sotto la pianta
anche quando ho veduto
dello scoiattolo
sull’asfalto intatta
solo la coda.

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Il catechismo e il telefonino

Chiara Valerio, La tecnologia è religione, Einaudi 2023 (pp. 116, euro 13)

Il nipotino, cinque anni, divarica pollice e indice per ingrandire la fotografia, come se la pagina del libro fosse lo schermo del cellulare: “Zia, il libro non funziona”, conclude infastidito. Il raccontino, più efficacemente di una presentazione argomentata, ci introduce al tema: viviamo in un mondo – l’unico, per un bambino, “in cui la tecnologia è sufficientemente potente da mimare la realtà”, generando una possibile confusione tra fatti e rappresentazioni. Un effetto non voluto che, occorre comunque riconoscere, “epoca dopo epoca, ha rappresentato il grande correttivo e amplificatore delle possibilità dei corpi”: “il corpo non ci basta più e in fondo non ci è mai bastato”. Perché mortale, innanzitutto: corpo di carbonio che tuttavia, da qualche tempo, è affiancato da corpi di silicio. A una “sostanza trovata” s’è aggiunta una “sostanza creata”.

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Da contadini a conquistadores

Paolo Malaguti, Piero fa la Merica, Einaudi 2023 (pp. 208, euro 18.50)

“Nel bastimento non vi può stare che 300 persone e invece ne sono più di 800 che siamo fissi come le sardelle”: parola di Giovanni Biagio, migrante nel 1877. Ogni capitolo inizia con la citazione di un passo delle lettere scritte ai parenti rimasti a casa da quelli che hanno lasciato il paese per andare in Merica. Ma non ritroviamo in queste pagine il racconto già molto frequentato dell’epopea dell’emigrazione italiana verso il nuovo mondo. La lingua impiegata non è quella del romanzo-saggio, ma si mantiene vicina alla parlata dei protagonisti, contadini veneti timorati di Dio ma anche interpeti originali delle Scritture (“Ha detto l’arciprete: prima ci stavano Adamo ed Eva, giravano nudi, senza vergogne.

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Luoghi piante animali uomini / Stefano Mancuso

“Che esista una cosa chiamata riscaldamento globale, la cui azione produce catastrofi, dopo quasi un secolo di ricerche da parte della scienza, dovrebbe essere ormai una nozione comune; è qualcosa di talmente noto che continuare a parlarne è ormai diventato addirittura dannoso. Controproducente. Chi soltanto prova a citare cosa dicono a proposito di riscaldamento globale gli studi dei migliori centri di ricerca mondiali, è o una Cassandra (per chi ha fatto studi classici) o un semplice menagramo il cui solo risultato è, appunto, portare iella e generare ecoansia. (…) Il riscaldamento globale è il più grave problema che l’umanità abbia mai avuto nel corso della sua storia”.

Il muro di un’Europa allo sbando

Maurizio Pagliassotti, La guerra invisibile. Un viaggio sul fronte dell’odio contro i migranti, Einaudi 2023 (pp. 240, euro 18)

“In questo libro la pars construens non c’è, c’è solo la realtà”. Questa l’avvertenza al lettore. L’antefatto è il libro dedicato, tre anni fa, ai “naufraghi a 2000 metri di quota”, i migranti che tentano di attraversare le Alpi occidentali per raggiungere la Francia (Ancora dodici chilometri. Migranti in fuga sulla rotta alpina, in queste note nel febbraio 2020). Questa volta, sono quelli che percorrono la rotta dei Balcani i protagonisti di un racconto la cui sostanza non cambia: “Esistono mondi nel nostro mondo che ignoriamo, perché abbiamo avuto il savoir faire di esternalizzare la violenza e la ferocia”, dibattendoci “tra un compassionevole ‘poveretti’ e un preoccupato ‘Ma sono troppi, come facciamo a prenderli tutti. Aiutiamoli a casa loro’”. Quel che intanto è avvenuto, di fatto, è che “un imponente messaggio fondato sul ‘loro sono il pericolo’ e ‘noi siamo in pericolo’ è diventato egemone in quelle che un tempo venivano definite ‘classi subalterne’”.

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Economia circolare come pratica di vita

Lorenza Gentile, Le cose che salvano, Feltrinelli 2023 (pp. 310, euro 19)

Non ha ancora trent’anni quando, a differenza del fratello, dopo la morte della madre trova il coraggio di lasciare l’austero e tirannico padre e tornare in città. Ma, per quanto protagonista di una vicenda che non manca di risvolti drammatici, Gea è mossa da un ottimismo di fondo, da una speranza sostanziale che trae forza da quel che di buono c’era nell’ideale di autosufficienza a cui il genitore l’ha educata: sembra di vederla, lei e gli altri personaggi, muoversi con leggerezza e insieme determinazione, svagatezza e impegno.

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Una passione trascinante e intelligente

Stéphane Carlier, Clara legge Proust, Einaudi 2023 (pp. 162, euro 17,50)

Frasi fatte, gesti stereotipati, chiacchiere che non vanno oltre il pettegolezzo, desideri prevedibili quanto velleitari sono i tratti che accomunano la parrucchiera Jacqueline, titolare del negozio; Patrick, coiffeur di rango che presta la sua opera saltuariamente; la dipendente Nolwenn, e le clienti con le loro storie scontate: figure che non si discostano – per come l’autore ce le presenta – dal modello di umanità media di una media città di provincia. Ma poi c’è Clara, l’altra aiutante, la cui esistenza sembra sfuggire alla banalità, non fosse che per l’invidia generale che l’attornia per via del fidanzato così bello e prestante da sembrate un eroe dei cartoni animati – e non guasta che il suo sia “il lavoro che tutti i bambini sognano”, quello del pompiere. Senonché, nel privato, si tratta di “un uomo che non desidera più”, né d’altra parte sa più suscitare il desiderio di Clara.

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Scrivere, leggere / Daniele Benati

“Non c’è nulla al mondo che di per sé valga o non valga la pena di essere fotografato o dipinto o raccontato o descritto o messo in musica. Tutto dipende da te, da quello che sai vedere o ascoltare e da come risponde il tuo cuore quando vedi o ascolti. Ma non c’è nulla da buttar via (…) se uno è un artista vero (…) va a tirar fuori la qualità che le cose hanno anche quando sembra che di qualità non ne abbiano neanche una. E qui non c’è insegnamento che tenga, non c’è moda o tendenza, è solo un gesto che fai perché la tua vita ti ha portato a farlo, oppure perché è solo così che può manifestarsi il tuo talento che al contrario di quello che pensano in molti non è un dono che si riceve gratis”.

Luoghi piante animali uomini / Mauro Covacich

“Negli ultimi tempi gli umani, soprattutto gli abitanti dei continenti agiati, soffrono la vita in comunità, a meno che non sia digitale. Sono quasi tutti ottime persone, nelle quali cinofilia e gattofilia sono venute a compensare valori sempre più alti di misantropia. (…) Questa nuova società atomizzata, tutta homevideo, delivery e smartworking, resta comunque fatta di umani bisognosi di calore. La presenza massiccia di animali intorno a noi ha un effetto ansiolitico, riduce il panico per la fine del mondo. Visto che, a quanto pare, la fine del mondo sarà responsabilità degli umani (…) circondarsi di animali è anche un trucco che abbiamo escogitato per diminuire, almeno di primo acchito, la presenza umana nel paesaggio percepito, un’illusione ottica che aggiunge una sfumatura green attenuando un po’ il nostro senso di colpa”.

La lettura, esistenza parallela dello scrittore

Domenico Starnone, L’umanità è un tirocinio, Einaudi 2023 (pp. 394, euro 18)

Se “umani si diventa” – e dunque “l’umanità è un tirocinio”, cui “non poco concorre la letteratura” –, la vecchiaia è “il periodo meno assennato dell’esistenza”, l’unico nel quale può venire in mente a un ottantenne di ripercorrere la propria biografia intellettuale, con il risultato di tracciare di sé un “ritratto di lettore sventato mentre scrive in margine avventatamente”. A partire dai primi ricordi familiari, tanto lontani da presentarsi solo come “frammenti”, anzi: “sentimenti” che hanno conservato la loro forza, il loro significato, quello in particolare di aver probabilmente originato “la spinta a scrivere”: “Mi sembrano sentimenti – commenta infatti l’autore –, o forse sono già finzioni”.

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Oggi, domani / Christopher Bollas

“[I valori psichici attuali] non si basano tanto sull’esperienza diretta, quanto piuttosto sulle percezioni indirette prodotte dalla rivoluzione dell’informazione. I Sé contemporanei vivono a una certa distanza dal coinvolgimento nella vita reale: si ritirano dall’ansia suscitata da tutto ciò che non è mediato per cercare rifugio nella tecnologia, che promette un ambiente affidabile, confortevole, indolore”.

Ammirazione inconscia, disprezzo palese

Francesco Pecoraro, Solo vera è l’estate, Ponte alle Grazie (pp. 207, euro 16)

Il mare e l’estate come spazio-tempo capace di restituire senso a esistenze immaginarie, nella sostanza disilluse, come in La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie, 2013); la miseria e la sciatta casualità del paesaggio urbano, con la sua “devastazione palazzinesca”, come nel precedente Lo stradone (2019, per lo stesso editore), e come in quest’ultimo la memoria del tempo della politica, di un progetto collettivo ormai impensabile: sono molti gli elementi di continuità che si possono rintracciare nei romanzi di Pecoraro, oltre che sul piano dei contenuti su quello dello stile, che sistematicamente intreccia racconto e riflessione, voci dei personaggi e disincantate denunce dell’autore, insofferente di distinzioni rigide fra discorso letterario e saggistico, fiducioso delle potenzialità critiche della narrativa.

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