Giulio Bollati, Memorie minime, Bollati Boringhieri 2024 (pp. 64, euro 10)
Non tutte le introduzioni meritano di essere lette prima del testo che illustrano, a volte lo gravano di aspettative che si riveleranno ingiustificate o di informazioni che si metteranno di mezzo impedendoci di incontrare l’autore. Non è il caso della nota che Claudio Magris premette a questa cinquantina di pagine, innanzitutto perché, sull’onda di un’amicizia profonda, sa restituire i tratti inconfondibili di un amico, “un fratello maggiore, da cui ha ricevuto molto”, per cui quello che ci offre è un ritratto della sua unicità, che si traduceva in un’“amabile saldezza di gran signore, ricca di humour, venata di un’ombra di malinconica timidezza e celata da un’aria sorniona, dal disincanto di chi sa come vanno a finire le cose, ma sa incantarsi per esse”.
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