“Per pura coincidenza sono diventato un romanziere, non è che ho scoperto la vocazione,come dice chi è del ramo. Finché non ho scritto il primo romanzo non ce l’avevo proprio l’idea di saperlo fare.”
(Maurizio Maggiani)
Con le parole degli altri: diari di lettura che, attraverso la riproposizione di passaggi tratti da opere narrative e saggistiche di autori diversi, suggeriscono riflessioni su temi nodali e questioni che ci interrogano. Leggi di più
“Per pura coincidenza sono diventato un romanziere, non è che ho scoperto la vocazione,come dice chi è del ramo. Finché non ho scritto il primo romanzo non ce l’avevo proprio l’idea di saperlo fare.”
(Maurizio Maggiani)
“Per scrivere serve il silenzio fuori ma la vita dentro (…) ho scelto di stare sola, ma sento le voci della mia grande famiglia ora dispersa.”
(Cristina Comencini)
“Son tornato da una guerra. Ho avuto una buona moglie e bravi figli. Ho scritto libri. Ho fatto legna. Me basta e vanza. ’Desso posso morir in pase.”
(Mario Rigoni Stern)
“Sarò sacrilego ma io quando la mattina mi metto al computer segno lo schermo [ci faccio il segno della croce] perché voglio avere coscienza che non sto scrivendo per me che magari ho l’ansia, io sto prendendo la parola che non è una mia proprietà. Io non sono padrone delle parole, sono ministro delle parole. Questa è la prima cosa. Un romanziere e un sacerdote devono segnarsi prima di cominciare la liturgia della parola, che sia un romanzo o che sia la lettura dei testi sacri.”
(Maurizio Maggiani)
“C’è una scrittura femminile in me che mi fa cominciare così: voci nella casa in vacanza, in ogni camera dormono due o tre bambine, coppie di adulti. Escono persone da ogni porta, costumi, ciabatte, magliette. Ci si prepara per il mare. (…)
E poi c’è una scrittura maschile, più razionale:
Un tempo le case erano abitate da molte persone, ci si litigava il bagno per stare soli, si malediceva la sorella che rubava la tua camicetta stirata, il libro, la penna, ci si affacciava alla finestra a fumare e restare nei pensieri. (…)
Questi due modi della mia scrittura: quello femminile, più intimo, in cerca di nuove sensazioni che sono ancora senza parole, e quello maschile, ereditato da millenni di cultura dei padri, si affiancano, si accavallano, armonici o in conflitto: sono entrambi io.”
(Cristina Comencini)
“Nella composizione ad anello, il narratore comincia a raccontare una storia solo per interrompersi e riandare a un momento precedente che aiuta a spiegare un certo aspetto della storia che sta raccontando –, poi magari si spinge ancora più indietro a un momento o oggetto o episodio ancora precedente che aiuterà a capire meglio quell’altro momento di poco più vicino, e solo a questo punto ritorna pian piano al presente, al momento da cui si era discostato per fornire tutti quegli antefatti. (…) In questo modo un’unica narrazione, o addirittura un singolo passo, può contenere l’intera biografia di un personaggio.”
(Daniel Mendelshon)
“(…) sono sicuro che quanto stava per accadere [a Virginia] fosse connesso con la fatica di rivedere il libro e con la nuvola scura che invadeva la sua mente ogni volta che, chiuso un libro, doveva separarsene, quasi ci fosse un cordone ombelicale da tagliare, e lasciare che andasse in stampa e poi arrivasse ai recensori e al pubblico.”
(Leonard Woolf)
“Se in una famiglia nasce uno scrittore, quella famiglia è perduta.”
(Evelyn Waugh)
“Dov’è la gioia? Nelle rane, non nell’idea degli altri che leggono la mia poesia sulle rane.”
(Silvia Plath)
“La scrittura è fatta per crescere. Come una foresta, o come una casa che s’innalzi dalle sue fondamenta. Non si scrive se non aggiungendo. Una lettera dopo l’altra, una frase che si salda alla successiva.”
(Giulio Busi)
“Scrivere significa sostenere l’incertezza per anni, a volte lavoro e piango pensando che non arriverò mai alla fine. Eppure bisogna fidarsi dell’incertezza…”.
(Nicole Krauss)
“Il romanzo non è significativo perché ci presenta il destino di altri, ma perché nella fiamma che lo divora ci dà il calore che non possiamo mai ottenere dal nostro.”
(Walter Benjamin)
“Se mi sono messo a scrivere è perché la vita è breve. Prima di schiattare vorrei farlo, un grande libro. Almeno uno.
Uno dove ci sia dentro tutto quello che ho capito.
E anche quello che non ho capito.”
(Tiziano Scarpa)
“Ogni autore ha un insieme limitato di temi archetipici, a volte uno soltanto.
Più che sceglierli, questi temi li ereditiamo dalla configurazione della nostra vita, e anche se cerchiamo di espellerli dal libro a cui stiamo lavorando spesso riescono a trovare un modo per intrufolarsi di nuovo.”
(David Mitchell)
“Scrivo perché è una delle poche cose che mi sembrano reali. E’ l’unico modo, a parte la morte, per fermare il tempo.”
(Phillip Lewis)
“Montaigne ci insegna che il solo modo per imporre se stessi al lettore – senza correre il rischio di imbarazzarlo o disgustarlo – è presentarsi in abiti casual, possibilmente sgualciti.”
(Alessandro Piperno)
“La gloria o il merito di certi uomini è scrivere bene; di altri, non scrivere affatto.”
(Jean da le Bruyère)
“Lo scrivere è un ozio affaccendato.”
(Johann Wolfgang Goethe)
“Bisogna prendere speciali precauzioni contro la malattiia dello scrivere, perché è un male pericoloso e contagioso.”
(Abelardo)
“Uno scrittore è essenzialmente un uomo che non si rassegna alla solitudine.”
(François Mauriac)
“Ho grande stima e ammirazione per gli artigiani, soprattutto di quelli di un tempo, anzi, dirò di più, mi piacerebbe tanto essere artigiano. (…)
Probabilmente si tratta del tipo più sano di processo creativo, che scorre sempre dentro argini ben precisi senza sofferenza, senza ansie, senza romanticismo, senza lacrime e senza estasi, con una tranquilla sicurezza nella propria mano, che sa già da sé che cosa deve fare. E’ geniale, ma senza la minima trepidazione (…). Questa maestria spensierata è lontanissima dallo spirito del nostro tempo, dove tutto è basato sulla sincerità lancinante e sullo sconcerto, oppure sul desiderio di produrre qualcosa di diverso da ciò che è già stato fatto da altri, di vedere, stupire, colpire, e sul terrore di poter andare a finire casualmente su una strada già percorsa da qualche altro.”
(Pavel Florenskij)