“Un grande scrittore deve avere il coraggio di scegliere i propri temi e personaggi tra la materia comune della sensibilità del proprio tempo, in modo che la maggioranza degli uomini possa in essi riconoscere i propri sogni, le proprie angosce, i problemi quotidiani di tutti”.
Diari
Con le parole degli altri: diari di lettura che, attraverso la riproposizione di passaggi tratti da opere narrative e saggistiche di autori diversi, suggeriscono riflessioni su temi nodali e questioni che ci interrogano. Leggi di più
scrivere, leggere / Gregor von Rezzori
“(…) immagino che di fatto la scrittura, a livello più o meno consapevole, sia il tentativo di trovare un’identità. Conoscere il segreto dell’io che non può mai andare perduto nonostante tutti i cambiamenti che attraversa nel corso di una vita (…) Perché scrivere? Per scoprire se la persona che diceva io a cinque anni e la persona che usa lo stesso pronome a 35, 53 o 78 anni (…) hanno una continuità, se l’io persiste”.
scrivere, leggere / Marcel Proust
“Senza dire a me stesso che quel che si nascondeva dietro i campanili di Martinville doveva essere qualcosa d’analogo a una bella frase, dacché mi si era rivelato sotto forma di parole che mi davan piacere, (chiesi) matita e carta (…), nonostante gli sbalzi della carrozza, per scaricarmi la coscienza ed obbedire all’entusiasmo (…) quando ebbi finito di scrivere provai una tal gioia, mi sentii liberato così pienamente di quei campanili e di quel che si celava dietro di loro, che (…) mi misi a cantare a squarciagola”.
scrivere, leggere / Amos Oz
“La vera funzione provocatoria della letteratura è spingere il lettore a confrontarsi con le sue priorità, la famiglia, il sesso, la morte”.
“Per scrivere non basta isolarsi in una sorta di raccoglimento monacale…”
“Per scrivere non basta isolarsi in una sorta di raccoglimento monacale, occorre anche avere esperienza del mondo, partecipare a gioie e sofferenze comuni, condividere speranze e delusioni”. (Claudio Milanini)
“Indipendentemente dall’argomento, io credo che si scriva sempre di se stessi…”
“Indipendentemente dall’argomento, io credo che si scriva sempre di se stessi, che gli autori scrivano sempre lo stesso libro. Lo scrittore, a mio parere, è una persona che ha due-tre cose da dire”. (Pierre Lemaitre)
“La volontà è più importante del talento…”
“La volontà è più importante del talento. (…) Una volta che si sente la necessità di scrivere quello che conta è il duro lavoro, la dedizione e la tenacia”. (Amy Hempel)
“(…) riuscire a orientarsi nel buio della mente, promessa delle storie che verranno…”
“(…) riuscire a orientarsi nel buio della mente, promessa delle storie che verranno – le vere, così come le inventate. Senza che perciò l’invenzione necessariamente procuri gioia: quella dipende dalla purezza, dalla non ambiguità della verosimiglianza (…). E la purezza dell’invenzione, a sua volta, presuppone un certo grado di libertà da se stessi. Per poter inventare, dal tuo io in qualche modo devi esserti affrancato: occorre che ti lasci in pace, che non si metta di mezzo, non si frapponga tra le tue visioni e te – te concentrato nel tentativo di descriverle. È in una condizione di vuoto, e grazie a una buona dose di oblio di se stessi, che l’immaginazione può spiccare il volo – Unbidden: spontanea, inattesa, non cercata. Così lavora, la fantasia”. (Lisa Ginzburg)
“Mi fido poco di quelli che dicono: ecco un libro veramente nuovo…”
“Mi fido poco di quelli che dicono: ecco un libro veramente nuovo. Di veramente nuovo in letteratura non c’è altro che il nostro individualissimo modo di usare il deposito della letteratura planetaria. Siamo immersi in ciò che ci ha preceduti. (…) [Le nostre pagine] costituiscono la traccia di come, volenti o nolenti, ci siamo nutriti della tradizione per esprimere – al suo interno – la nostra individualità”. (Elena Ferrante)
“La scrittura è una crescita continua, la celebrazione della vita…”
“La scrittura è una crescita continua, la celebrazione della vita che perdiamo poco a poco, ogni giorno”. (Michael Cunningham)
“La sofferenza è alla base di ogni creatività. Non c’è dubbio…”
“La sofferenza è alla base di ogni creatività. Non c’è dubbio. Le persone assolutamente felici, ammesso che esistano, non hanno bisogno di scrivere”. (Paul Auster)
“Il frequente uso delle citazioni risponde alla scelta di far parlare…”
“Il frequente uso delle citazioni risponde alla scelta di far parlare con la loro distinguibile voce i partecipanti a quell’impresa comune rappresentata da ogni libro”. (Remo Bodei)
“Quello che fondamentalmente faccio è creare un narratore…”
“Quello che fondamentalmente faccio è creare un narratore al quale fornisco le informazioni sulla mia vita e che poi, grazie a queste informazioni, costruisce il suo romanzo”. (Manuel Vilas)
“Scrivere un romanzo significa esasperare l’incommensurabile…”
“Scrivere un romanzo significa esasperare l’incommensurabile nella rappresentazione della vita umana”. (Corrado Stajano)
“Mattina dopo mattina, per cinquant’anni, mi sono trovato davanti alla pagina successiva indifeso…”
“Mattina dopo mattina, per cinquant’anni, mi sono trovato davanti alla pagina successiva indifeso e impreparato. Scrivere per me è stata una lotta per la sopravvivenza. A salvarmi la vita è stata l’ostinazione, non il talento. Ho avuto la fortuna di non essere interessato alla felicità e di non provare alcuna compassione per me stesso. Tuttavia, perché mi sia dovuto imbarcare in una tale impresa non so proprio dirlo. Forse scrivere mi ha protetto da minacce ancora più terribili”. (Philip Roth)
“Chi non ha sentito qualcuno lamentarsi che oggi sono più quelli che scrivono che quelli che leggono, e che tutti vogliono essere scrittori?…”
“Chi non ha sentito qualcuno lamentarsi che oggi sono più quelli che scrivono che quelli che leggono, e che tutti vogliono essere scrittori? Ma non è forse un bisogno di storie, di narrazioni, quello che spinge molti a scriverne, parlando di sé o di altri che con loro, in qualche modo, hanno comunque a che fare? Non è, questo bisogno, un tentativo di far fronte a un vuoto, il vuoto di storie che un tempo assegnavano a ciascuno di noi un posto, o la speranza di un posto, nella Storia?”. (Francesco Ponti)
““(…) sei terrorizzato dall’idea di dover mettere in gioco qualcosa di più di quel te stesso…”
““(…) sei terrorizzato dall’idea di dover mettere in gioco qualcosa di più di quel te stesso velato dai personaggi dei tuoi romanzi. (…) Di questo hai paura: di non essere capace di quell’onestà necessaria perché uno scrittore venga letto”. (Michele Marziani)
“Quello che importa è ascoltare se stessi e lasciarsi dire le cose. Se non scrivi subito la poesia che ti viene…”
“Quello che importa è ascoltare se stessi e lasciarsi dire le cose. Se non scrivi subito la poesia che ti viene, la perdi. (…) Per scrivere poesia bisogna già essere abituati ad ascoltare sé. La poesia è qualcosa della nostra anima che dice ciò che noi non conosciamo. Ascoltarsi vuol dire: quando io ho rapporti con il mondo, con la natura, con gli altri che cosa succede dentro di me?”. (Franco Loi)
“Se non avremo paura delle voci dentro di noi, non avremo timore nemmeno…”
“Se non avremo paura delle voci dentro di noi, non avremo timore nemmeno delle critiche esterne. Oltre a ciò, queste voci sono semplicemente dei demoni, dei guardiani che proteggono il vero tesoro, i primi pensieri della mente”. (Natalie Goldberg)
“Non mi interessa scrivere qualcosa di mai scritto. Mi interessa l’ordinario…”
“Non mi interessa scrivere qualcosa di mai scritto. Mi interessa l’ordinario, o meglio ciò che per nostra tranquillità abbiamo costretto dentro una divisa ordinaria. Mi interessa frugarci e mettere in disordine e non tacere nulla”. (Elena Ferrante)
“Quello che scrivo appartiene in tutto e per tutto all’ordine di ciò che ho vissuto: nulla è deciso in anticipo…”
“Quello che scrivo appartiene in tutto e per tutto all’ordine di ciò che ho vissuto: nulla è deciso in anticipo, il libro viene costruendosi secondo la memoria. Non è un concetto che si sviluppa: per la precisione, l’oggetto è costantemente in fuga. (…) La letteratura è l’esatto contrario di una disciplina. È un dare forma al desiderio”. (Annie Ernaux)