Scrivere, leggere / Umberto Galimberti

“Tutti nella nostra vita abbiamo bisogno di un testimone. Sia chi è vissuto nel più completo anonimato, sia chi non è stato privato di riconoscimenti, fedeltà, rispetto, sudditanza, e dedizione. (…) Se nessuno ti guarda, infatti, se nessuno ti riconosce nei recessi più segreti della tua vita, allora perché sei vissuto? E soprattutto dove reperire il senso della tua esistenza? Nasce da qui il bisogno di scrivere, non necessariamente perché qualcuno ti legga, ma per chiarire a te stesso la trama della tua esistenza, il cui ordito può essere colto solo se hai l’impressione di parlare con un altro che, silenzioso e muto, funge da testimone”.

Scrivere, leggere / Carlo Emilio Gadda

“Nella mia vita di ‘umiliato e offeso’ la narrazione mi è apparsa, talvolta, lo strumento che mi avrebbe consentito di ristabilire la ‘mia’ verità, il ‘mio’ modo di vedere, cioè: lo strumento della rivendicazione contro gli oltraggi del destino e de’ suoi umani proietti: lo strumento, in assoluto, del riscatto e della vendetta”.

Scrivere, leggere / Nicola Gardini

“L’io [che scrive] è un me che è ‘fatto di molti altri me’, come l’io in carne e ossa è fatto di milioni di generazioni: e vuole riassumerli tutti. È l’ultimo di una discendenza, E, comunque, come ha stabilito il giovanissimo Rimbaud, è sempre un altro, un ‘io migliore’, nella scrittura non trasferendosi semplicemente un soggetto storico, ma affiorandone uno del tutto nuovo: un’immagine che potrà anche essere nostra, ma che ci sorprende”.

Scrivere, leggere / Lucia Berlin

“[Scrivere] Per la gioia di farlo. È un posto dove andare. Senza dubbio è un posto in cui mi trovo… in cui sento di trovare la parte onesta di me. Quando ho cominciato a scrivere ero sola. Il mio primo marito mi aveva lasciata, avevo nostalgia di casa, i miei genitori mi avevano ripudiata perché mi ero sposata giovanissima e avevo divorziato. Scrivevo solo per… per tornare a casa. Era come andare in un posto in cui mi sentivo al sicuro. Perciò scrivo per fissare una realtà”.

Scrivere, leggere / Alessandro Baricco

“Per un bel po’ non ho più scritto una riga. Alle volte si è così fastidiosamente banali. Poi, però, a poco a poco, incominciò a crescermi dentro quella che era una mancanza, un battito mancante, uno spazio bianco. Il fatto è che per me scrivere è sempre stato, oltre a un modo per campare, una sorta di esercizio spirituale, e spesso un eremo dove meditare, e sempre il mio segreto Carnevale. E questi tre pezzi di me non sembravano aver trovato una dimora diversa, analogamente perfetta. Così nel libro mastro del mio sentire i conti non tornavano più, e denunciavano una vita in perdita”.

Scrivere, leggere / Paul Auster

“Baumgartner [uno scrittore] chiama questo periodo successivo alla stesura il collasso (…). È il passo fondamentale verso il completamento di un libro, perché dopo aver vissuto giorno e notte con il libro in lavorazione (…), una volta terminato si è così vicini al libro da non saper più giudicare quanto si è fatto. ma soprattutto, le parole sulla pagina sono così familiari ormai da essere come morte, e a rileggerle subito si sarebbe travolti da tali ondate di disgusto da sentirsi tentati di distruggere il manoscritto in un momento di rabbia o disperazione. Per non impazzire, per salvare il salvabile dal disastro combinato, bisogna costringersi a fare un passo indietro e lasciar stare quel maledetto, distaccandosene al punto tale che, quando si oserà riprenderlo in mano, sembrerà di vederlo per la prima volta”.

Scrivere, leggere / Valerio Magrelli

“Chi fa questo mestiere, / lavorare studiando, / a volte pensa che i libri lo arricchiscano. / Non è così: ci divorano vivi, / ci divorano e spolpano, / ci scavano e assottigliano. / Più vivo, più dimentico tutto quanto sapevo. / Non so più niente; anzi, / sono spazzato via da ciò che ho letto. / Mi riduco a una briciola, corroso / eroso da tutte quelle storie / che hanno soffiato anni e anni su di me. / I libri ti lavorano, come il vento la roccia. / Ogni libro che leggo, mi lima, mi cancella e smeriglia, aspro agente atmosferico. / Più leggo, più sparisco: / mi atrofizzo, / polverizzato dalle parole altrui”.

Scrivere, leggere / Daniele Benati

“Non c’è nulla al mondo che di per sé valga o non valga la pena di essere fotografato o dipinto o raccontato o descritto o messo in musica. Tutto dipende da te, da quello che sai vedere o ascoltare e da come risponde il tuo cuore quando vedi o ascolti. Ma non c’è nulla da buttar via (…) se uno è un artista vero (…) va a tirar fuori la qualità che le cose hanno anche quando sembra che di qualità non ne abbiano neanche una. E qui non c’è insegnamento che tenga, non c’è moda o tendenza, è solo un gesto che fai perché la tua vita ti ha portato a farlo, oppure perché è solo così che può manifestarsi il tuo talento che al contrario di quello che pensano in molti non è un dono che si riceve gratis”.