“Per me scrivere un libro è come andare in prigione di mia spontanea volontà. (…) In nessuna circostanza scriverò mai più un libro grosso. Semplicemente non mi si addice”.
scrivere, leggere
Scrivere, leggere / Günther Anders
“(…) importante è che l’ampio fiume del romanzo continui a scorrere. Se esso si prosciugasse, la comune vita quotidiana sarebbe sconosciuta già domani. Perché la storiografia non ha mai conservato la vita quotidiana. (…) Ciò che oggi al romanziere chino sulle sue pagine sembra pura finzione, sarà domani una fonte inesauribile di fatti”.
Scrivere, leggere / Martin Amis
“Per lo più ti affidi al talento, ma quando invecchi, la parte geniale si restringe e torna più utile l’aspetto artigianale, la tecnica. (…) Con la narrativa, continui a sgobbare finché una vocina dentro di te non ti sussurra che è arrivato il momento di tacere”.
Scrivere, leggere / Elisabeth Åsbrink
“Questo è un romanzo, quindi tutto ciò che racconta è vero”.
Scrivere, leggere / Leonor Arfuch
“Anche se promettono di ricostruire la vita, la partita che biografia e autobiografia giocano è quella della morte. La prima perché si occupa di una vita già passata o sul punto di scomparire, la seconda perché lascia tracce nel presente per assicurarsi uno spazio nel futuro”.
Scrivere, leggere / Fernando Aramburu
“Proseguo nella mia campagna di spargimento di libri per la città. Sugli scaffali cominciano a formarsi dei vuoti. Verifico che, a mano a mano che la biblioteca si riduce, mi fa meno male separarmi dai libri, perfino da quelli che in un dato momento hanno avuto per me un significato speciale. (…) A che scopo ho letto tanto? Da cosa mi hanno salvato i libri? So benissimo che non mi hanno salvato da nulla: ma in qualche modo bisognava riempire il tempo e dare adito alla speranza di capire, di mettere insieme una manciata di conoscenze e, con un po’ di fortuna, di ampliare il mio orizzonte vitale”.
Scrivere, leggere / Julian Barnes
“[Un romanzo] Racconta delle menzogne belle e ben confezionate che racchiudono verità crudeli e precise”.
Scrivere, leggere / Daniele del Giudice
“C’è chi sceglie un suo pubblico. Io non ho scelto mai nessun pubblico. Quello che dovevo dire, e quello che vorrei ancora dire, lo faccio senza target, senza destinazione, non ho in mente un lettore specifico. Scrivo quello che posso, che so scrivere, e cerco di farlo il meno peggio. Non mi frega niente del target, ne posso fare a meno”.
Scrivere, leggere / Elena Ferrante
“(…) l’io di chi vuole scrivere si separa dal proprio pensiero e, nel separarsi, quel pensiero lo vede. Non è un’immagine fissa e definita. Il pensiero-visione si mostra come qualcosa in movimento (…), e ha il compito di mostrarsi prima di svanire (…). Il qualcosa che è davanti agli occhi dell’io – qualcosa di mobile, dunque vivo – deve essere ‘colto con la mano’ dotata di matita e trasformato, sul pezzo di carta, in parola scritta (…). Lo sforzo è dovuto al fatto che il presente – tutto il presente, anche quello dell’io che scrive, una lettera dopo l’altra – non ce la fa a trattenere con nitore il pensiero-visione, che viene sempre prima, che è sempre il passato, e che perciò tende a offuscarsi”.
Scrivere, leggere / Umberto Eco
“Di ciò di cui non può teorizzare si deve narrare”.
Scrivere, leggere / Luca Doninelli
“Ciò che fa un romanzo non è necessariamente un’unica storia. Un romanzo è un insieme di storie tenute insieme da un’idea, da un pensiero che, cammin facendo, dall’incipit in avanti, acquista forza, fino allo svelamento finale”.
Scrivere, leggere / Chandra Candiani
“L’isolamento porta con sé la paura di rimanere tagliati fuori dal tormento del mondo e nello stesso tempo offre la possibilità, stando bene, di inviare il bene agli altri, di invitarli a non fossilizzarsi nell’antropocentrismo. Si può scrivere dal bene e non soltanto dall’angoscia. Si pensa: meno sofferenza, meno scrittura, ma non è vero. Il dolore dà una nota musicale diversa ma non c’è solo quella”.
Scrivere, leggere / Julian Barnes
“In fondo è facile non essere uno scrittore. La maggior parte delle persone non esercita questa professione, e non si può dire che ne risenta in misura grave”.
Scrivere, leggere / Simonetta Agnello Hornby
“Si scrive avendo un disegno in testa, ma poi sono i personaggi che decidono cosa fare e quando farlo (…). [Lo scrittore] È il servo dei suoi personaggi, delle parole che usa, del mondo che immagina. Altrimenti non funziona, il mondo raccontato risponde a leggi segrete alle quali il narratore non può sfuggire”.
Scrivere, leggere / Daniele del Giudice
“Il mestiere di scrivere per me non è un mestiere; sostanzialmente io non ho mai preso la scrittura come un mestiere. Anche se poi, in realtà, i miei redditi vengono da quello. Non lo penso come un mestiere non perché ci sia – per l’amor di Dio – un’ispirazione o qualcos’altro di astratto, solo che per me scrivere è un modo di vivere prima ancora che un lavoro. È una passione: il leggere prima ancora dello scrivere. Quando avevo undici anni, mi sono fatto un mio mondo, che non immaginavo certo di usare come lavoro. Era un mondo parallelo, di immagini e di racconti. Prima di morire, mio padre mi fece due regali: uno era una macchina da scrivere, una enorme Underwood americana con la tastiera italiana; l’altro era una Bianchi 28, una bicicletta. Invece di andare a scuola, andavo con la bicicletta sulla statale Appia, e giravo i colli attorno a Roma.
Continua a leggere Scrivere, leggere / Daniele del Giudicescrivere, leggere / Peter Handke
“Scrivere, un modo del tutto speciale di camminare”.
scrivere, leggere / Paolo Giordano
“Le ore migliori di creatività, quelle che ogni scrittore dovrebbe devolvere alla propria opera in corso, sono in genere quantificabili a un minimo di due a un massimo di quattro ore al giorno”.
scrivere, leggere / Michel Foucault
“Questo legame [della scrittura con la morte] rovescia un tema millenario; il racconto o l’epopea dei Greci aveva lo scopo di perpetuare l’immortalità dell’eroe (…). In maniera diversa il racconto arabo – qui penso alle Mille e una Notte – aveva anch’esso come motivazione, come tema e pretesto, il non morire: si parlava, si narrava fino all’alba per evitare la morte (…). A questo tema del racconto o della scrittura fatti per scongiurare la morte, la nostra cultura ha fatto subire una metamorfosi, ormai la scrittura è legata al sacrificio, al sacrificio stesso della vita; è un eclissarsi volontario che non deve essere rappresentato nei libri poiché esso si compie nell’esistenza stessa dello scrittore. L’opera il cui dovere era di conferire l’immortalità ha ormai acquisito il diritto di uccidere, di essere l’assassina del suo autore. Guardate Flaubert, Proust, Kafka”.
scrivere, leggere / Luca Doninelli
“Solo con l’esperienza avrei capito l’importanza della pubblicazione, del libro rilegato con titolo, copertina, casa editrice, prezzo, codice a barre. Tutte queste cose formano un argine contro il Tempo e, insieme, ne istituiscono uno nuovo. È come se le parole varcassero i confini di un nuovo paese, nel quale vige una giurisdizione completamente diversa. (…) Una volta entrate nel meccanismo della pubblicazione, le mie parole sarebbero diventate prigioniere dell’aspetto economico del lavoro, del comprare e del vendere, e avrebbero perso la capacità di stabilire un rapporto fisico e mimetico con la geografia circostante: gli angoli delle vie, per esempio, o i cancelli, l’odore dei tigli e dei gelsomini, il piacere dei passi (…)”.
scrivere, leggere / Emmanuel Carrère
“(…) so per esperienza che non bisogna parlare dei libri che si stanno scrivendo finché non sono terminati: la minima confidenza, soprattutto quando è un po’ euforica, la paghi ogni volta con una settimana di scoramento”.
scrivere, leggere / Francesco Biamonti
“Si fa della letteratura perché non si è contenti della propria vita”.