Oggi, domani / Franco Volpi

“È stato detto, rovesciando la famosa tesi di Marx [“I filosofi hanno interpretato il mondo in modi diversi, ma si tratta di trasformarlo” (1845)], che non basta più trasformare il mondo, perché esso cambia anche senza il nostro intervento. Si tratta di interpretare adeguatamente tale cambiamento affinché esso non sfoci in un regnum hominis privo del suo monarca”.

Il mestiere dell’editore, lo stile di un uomo

L’Ateneo di Brescia. Accademia di scienze. Lettere ed arti ha organizzato nello scorso dicembre la giornata di studio Roberto Montagnoli (1941-1992). Editore, promotore e organizzatore di cultura, dedicata al fondatore della casa editrice Grafo, presso la quale ho lavorato dal 1989 al 2008. Quello che segue è l’intervento che ho pronunciato in apertura della giornata.
(Carlo Simoni)

L’incontro con Roberto Montagnoli ha coinciso con l’avvio del mio impegno nel campo della storia del lavoro e delle sue testimonianze materiali. Risale infatti al 1980 la pubblicazione, con Franco Robecchi, di uno dei Quaderni di didattica dei beni culturali dedicato al vecchio macello di Brescia; a sei anni dopo l’articolo in “AB. Atlante bresciano” sulle aree industriali dismesse – con cui è iniziato il mai concluso dibattito sul progetto di un Museo dell’industria e del lavoro – e al 1988 la pubblicazione di un libro sul villaggio operaio di Campione del Garda, luogo ben conosciuto e caro a Roberto. Fu da questo libro che prese le mosse una nuova iniziativa della Grafo nel campo della storia locale, un campo che già l’editrice frequentava riuscendo ad assegnare nuova dignità alle storie di paese e del territorio – basti pensare alla collana degli Atlanti –, ma che si avvertì di poter portare a un livello di maggiore rigore storiografico e insieme di efficace impegno divulgativo promuovendo una nuova collana, Grafostorie.

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Luoghi piante animali uomini / Paolo Cognetti

“Mi irrita chi si rifugia nella nostalgia, chi circoscrive la gratitudine verso la natura misurando il ritiro dei ghiacciai. La vita è trasformazione: anche l’irresponsabilità delle azioni umane è parte del cambiamento. Io denuncio e lotto, sapendo però di dover accettare le evoluzioni che per colpa nostra ci segnano”.

Un antico rimedio: migrare

Version 1.0.0

Gaia Vince, Il secolo nomade. Come sopravvivere al disastro climatico, Bollati Boringhieri 2024 (pp. 288, euro 27)

“Un mondo in cui tutti sono profughi: non solo i disperati che in proporzioni inedite abbandonano i paesi del Sud del mondo, ma anche i fortunati che ne abitavano quella porzione che chiamiamo Occidente e sono ora costretti anche loro a rischi e fatiche mortali nel tentativo di raggiungere i paesi più settentrionali dove esiste ancora l’acqua”: Bruno Arpaia, nel suo romanzo Qualcosa, là fuori (Guanda 2016, in queste note il maggio 2016) raccontava non di un day after, non di un terribile inatteso domani, ma di un oggi portato alle estreme conseguenze. Estreme ma prevedibili fin d’ora. Le conseguenze del cambiamento climatico che si abbatteranno su un mondo che non le ignorava ma non le ha volute evitare.

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Il tempo, la vita, gli altri / Frieda Hughes

“Penso alla morte – non perché sono morbosa ma perché sono pratica e la morte è inevitabile – e so che non voglio morire dopo aver passato anni a guardare le soap opera in tv. Ecco perché mi piace la creatività: dipingere, scrivere, creare qualcosa con materiali grezzi o cercare di trasformare un disastro in qualcosa di valido. (…) È come lasciare briciole di pane sul sentiero della mia vita per mostrare da dove vengo, dove sono stata e che sono stata qui. Naturalmente non sono sicura di dove sto andando. Fin da quando ero bambina ho avuto la consapevolezza della velocità con cui passa il tempo. Sento di avere così tanto da fare e così poco tempo”.

Arrivare alla fine, come si può

Version 1.0.0

Richard Ford, Per sempre, Feltrinelli 2024 (pp. 360, euro 22)

Frank Bascombe, ultimo capitolo. Così ha assicurato lo scrittore in un’intervista recente. Il suo personaggio, protagonista di precedenti romanzi, è ora un settantaquattrenne alle prese con strascichi di malattie e acciacchi dell’età, ma soprattutto con il compito che si è assunto: assistere Paul, un quarantasettenne affetto da Sla in fase terminale e dunque prossimo alla fine. Suo figlio. Ancora in gradi di muoversi, sia pure stentatamente: che cosa offrirgli dunque se non un viaggio? Affittare un camper dunque, e darsi una meta: lui, il padre, c’era stato portato dai genitori negli anni ’50. Perché non portarci ora suo figlio al Mount Rushmore, quello dove sono scolpiti i volti di Washington, Jefferson, Roosevelt I e Lincoln?

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Scrivere, leggere / Umberto Galimberti

“Tutti nella nostra vita abbiamo bisogno di un testimone. Sia chi è vissuto nel più completo anonimato, sia chi non è stato privato di riconoscimenti, fedeltà, rispetto, sudditanza, e dedizione. (…) Se nessuno ti guarda, infatti, se nessuno ti riconosce nei recessi più segreti della tua vita, allora perché sei vissuto? E soprattutto dove reperire il senso della tua esistenza? Nasce da qui il bisogno di scrivere, non necessariamente perché qualcuno ti legga, ma per chiarire a te stesso la trama della tua esistenza, il cui ordito può essere colto solo se hai l’impressione di parlare con un altro che, silenzioso e muto, funge da testimone”.

Se sei in fila alla Caritas non pensi alla rivoluzione

Riccardo Staglianò, Hanno vinto i ricchi. Cronache da una lotta di classe, Einaudi 2024 (pp. 162, euro 13)

Un dato per tutti: in 30 anni, dal 1990 al 2020, l’andamento dei salari medi italiani è andato regredendo fino a collocarsi, nelle statistiche europee, all’ultimo posto. Di qui le domande di apertura. “Come è stato possibile che la classe politica, tutta indistintamente ma soprattutto la sinistra che degli interessi della classe lavoratrice è stata storicamente portatrice, non ha fatto nulla “ per capire quali e quante cose dovevano essere andate storte per arrivare a quello sconcertante risultato?” e “com’è possibile che la classe lavoratrice, sia operaia che del ceto medio impoverito non (abbia) chiesto rumorosamente conto?”.

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La parete invisibile

Marlen Hauhofer, Noi e la morte di Stella, L’orma 2024 (pp. 96, euro 15)

È un lungo monologo, questo romanzo: quello che leggiamo è ciò che la protagonista ha sentito il bisogno di mettere sulla carta, scrivendo ininterrottamente per due giorni. La sua è l’espressione di un rovello sdegnato quanto autodenigratorio, in cui il senso di colpa per la propria oggettiva complicità percorre un resoconto spietato: qui non è la ragnatela delle meschinità dei personaggi di Simenon – cui pure l’ambientazione e diverse circostanze fanno pensare – a venire a galla, ma il tessuto cupo della tragedia vissuta da Anna, la moglie e madre di una famiglia percorsa dalle tensioni innescate dalla doppiezza di lui, Richard, il marito e padre, fedele alla famiglia – due figli, un maschio e una femmina – ma non alla consorte, appagato dal suo successo professionale e seduttore seriale.

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Crisi ambientale, crisi di civiltà

Bruno Latour, Come abitare la Terra. Conversazioni con Nicolas Truong, Einaudi 2024 (pp. 85, euro 13)

Autore di riferimento per chi si è persuaso che la crisi ambientale non è comparabile – nella sua pervasività e nella sua irreversibilità – a quelle che gli uomini hanno dovuto e devono affrontare, e dunque non a caso presente in queste note (Tracciare la rotta. Come orientarsi in politica, il 9 settembre 2018, e Dove sono? Lezioni di filosofia per un pianeta che cambia, il 25 settembre 2022), Bruno Latour, scomparso un paio d’anni fa, resta fedele in questo piccolo libro al tono colloquiale che lo contraddistingue e al suo linguaggio – apparentemente – semplice.

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Il tempo, la vita, gli altri / Paolo Cognetti

“È successo che i miei occhi hanno mutato sguardo. Già un anno fa mi sono scoperto depresso. La malattia è riuscire a vedere solo il lato apparente della realtà. Per me un bosco è tornato solo un bosco. Un torrente solo un torrente, perfino un albero non mi ha detto più niente. Nel cuore è sceso il silenzio. La malattia è vedere solo il lato apparente della realtà”.

La storia in un mondo dominato dal presentismo

Francesco Benigno, La storia al tempo dell’oggi, il Mulino 2024 (pp. 174, euro 14)

“La storia oggi non sembra più capace di farci leggere il mondo, di spiegarlo”, il “legame tra la contemporaneità, l’ieri e il domani sembra essersi spezzato. Il futuro (…) si è come eclissato (…) gravido di incognite, segnato da una preoccupante incertezza. In breve, passato, presente e futuro si sono come allontanati fra loro”, il che trova riscontro nel fatto che “qualcosa si è rotto nella capacità complessiva di leggere il mondo in divenire (…) la stessa storia si è fatta difficile da capire e interpretare”.

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