Crisi ambientale, crisi di civiltà

Bruno Latour, Come abitare la Terra. Conversazioni con Nicolas Truong, Einaudi 2024 (pp. 85, euro 13)

Autore di riferimento per chi si è persuaso che la crisi ambientale non è comparabile – nella sua pervasività e nella sua irreversibilità – a quelle che gli uomini hanno dovuto e devono affrontare, e dunque non a caso presente in queste note (Tracciare la rotta. Come orientarsi in politica, il 9 settembre 2018, e Dove sono? Lezioni di filosofia per un pianeta che cambia, il 25 settembre 2022), Bruno Latour, scomparso un paio d’anni fa, resta fedele in questo piccolo libro al tono colloquiale che lo contraddistingue e al suo linguaggio – apparentemente – semplice.

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Il tempo, la vita, gli altri / Paolo Cognetti

“È successo che i miei occhi hanno mutato sguardo. Già un anno fa mi sono scoperto depresso. La malattia è riuscire a vedere solo il lato apparente della realtà. Per me un bosco è tornato solo un bosco. Un torrente solo un torrente, perfino un albero non mi ha detto più niente. Nel cuore è sceso il silenzio. La malattia è vedere solo il lato apparente della realtà”.

La storia in un mondo dominato dal presentismo

Francesco Benigno, La storia al tempo dell’oggi, il Mulino 2024 (pp. 174, euro 14)

“La storia oggi non sembra più capace di farci leggere il mondo, di spiegarlo”, il “legame tra la contemporaneità, l’ieri e il domani sembra essersi spezzato. Il futuro (…) si è come eclissato (…) gravido di incognite, segnato da una preoccupante incertezza. In breve, passato, presente e futuro si sono come allontanati fra loro”, il che trova riscontro nel fatto che “qualcosa si è rotto nella capacità complessiva di leggere il mondo in divenire (…) la stessa storia si è fatta difficile da capire e interpretare”.

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L’Altro a noi simile

Alberto Rollo, Billy il Cane, Ponte alle Grazie 2024 (pp. 192, euro 16,90)

“Che cosa si prova a essere un pipistrello?”. Una domanda paradossale. A porla non è stato un etologo, ma un filosofo, Thomas Nagel, cui premeva di far presente l’inadeguatezza della nostra mente umana a immaginare l’esperienza di un animale tanto diverso. Si direbbe non la pensasse diversamente un altro pensatore, Ludwig Wittgenstein, certo del fatto che “se un leone potesse parlare, noi non potremmo capirlo”, perché lui vive il suo mondo, un mondo di cui noi uomini non sappiamo nulla, o quasi.

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Il tempo, la vita, gli altri / Marlen Haushofer

“Non preoccuparti.
Anche se tu fossi oberato di un’anima, essa non desidera altro che un sonno profondo e senza sogni. Sangue carne, ossa e pelle, tutto sarà un mucchietto di cenere e anche il cervello finalmente smetterà di pensare. Per ciò sia ringraziato Dio, che non esiste.
Non preoccuparti, tutto sarà stato vano, come e per tutti prima di te. Una storia del tutto normale”.

Una scuola di umanità, un’occasione di liberazione

Tomaso Montanari, Se amore guarda. Un’educazione sentimentale al patrimonio culturale, Einaudi 2023 (pp. 110, euro 13)

Si dice patrimonio culturale e si pensa allo Stato e alla situazione attuale; storia dell’arte, e vengono in mente quei pochi che coltivano “la passione – o peggio l’hobby – della ‘bellezza’”. Questo libro serve a indirizzarci altrimenti, a farci render conto che il patrimonio culturale serba “un suo latente, ma fortissimo, conflitto col tempo presente, con il mondo com’è oggi”, “la capacità di separarci dal flusso ininterrotto delle cose che passano, per metterci in contatto con ciò che sta in fondo al nostro cuore, ciò che lega davvero alla vita. ciò che le dà senso”.

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La donna che piantava alberi

Auður Ava Ólafsdóttir, Eden, Einaudi 2024 (pp. 192, euro 18)

Se la si guarda abbastanza da lontano, “si resta sbalorditi da quanto la terra sia piccola, dato che non solo gira attorno al sole a una velocità di centottomila chilometri all’ora, ma anche su se stessa, a milleseicentonovanta mila chilometri all’ora”, e allora “si capisce quanto poco ci voglia per farla uscire dai binari”: pensieri di Alba, passeggera di un aereo che porterà lei, studiosa di “lingue minoritarie in pericolo di estinzione”, dall’isola in cui abita, a nord del Circolo polare artico, a uno dei convegni di linguisti cui ordinariamente partecipa.

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Un’inedita alleanza verde e nera

Francesca Santolini, Ecofascisti. Estrema destra e ambiente, Einaudi 2024 (pp. 106, euro 13)

Sembrerebbero parole d’ordine ecologiste, se non vi comparisse anche la difesa della “biodiversità dell’umanità”: abbandonato il negazionismo climatico, nel manifesto di un’organizzazione neonazista scandinava si giustappongono preoccupazioni ambientaliste con l’opposizione al mescolamento delle razze e il rifiuto dei migranti.

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Oggi, domani / Gilles Deleuze

“Non ci manca certo la comunicazione, anzi ne abbiamo troppa; ci manca la creazione. Ci manca la resistenza al presente. Siamo pervasi di parole inutili, di una quantità folle di parole e di immagini. La stupidità non è mai muta né cieca. Il problema non è più quello di fare in modo che la gente si esprima, ma di procurare loro degli interstizi di solitudine e di silenzio a partire dai quali avranno finalmente qualcosa da dire. Le forze della repressione non impediscono alla gente di esprimersi, al contrario la costringono ad esprimersi. Dolcezza di non aver nulla da dire, diritto di non aver nulla da dire: è questa la condizione perché si formi qualcosa di raro o di rarefatto che meriti, per poco che sia, d’esser detto”.

Il gusto di raccontare

Rosa Tremain, Lily. Storia di una vendetta, Einaudi 2024 (pp. 268, euro 19,50)

Un inizio forte, il sogno della propria morte, per impiccagione. Prevedibile conclusione della vita di un’assassina quale la diciassettenne protagonista già all’inizio si dichiara. Ma basta girare pagina e il romanzo imbocca la strada del c’era una volta, e prosegue secondo il ritmo della narrazione più tradizionale: è Dickens a venire in mente leggendo della neonata abbandonata in una notte del 1850 ai cancelli di un parco, aggredita dai lupi spintisi in città, che le strappano con un morso il mignolo di un piede, salvata da un poliziotto compassionevole, internata in un orfanotrofio in cui le viene dato un nome, per poi essere data in affido in una fattoria della campagna del Suffolk dove non si poteva pensare “che a una settantina di miglia potesse esserci una città come Londra, dove i bambini più piccoli si ritrovavano a fare gli spazzacamini o a spaccarsi la schiena al telaio, campavano di ossa e dormivano in quattro o cinque nello stesso letto”.

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Il tempo, la vita, gli altri / Julian Barnes

“Una cosa la voglio dire: riguarda la famosa citazione su tutte le famiglie che sarebbero felici allo stesso modo, e tutte le infelici, diverse tra loro. Ho sempre pensato che Tolstoj si sbagliasse, che fosse vero l’inverso. La gran parte delle famiglie infelici che ho visto erano infelici secondo una prassi ripetitiva; laddove quelle felici, lungi dall’adeguarsi a chissà quale norma accomodante, sono spesso il risultato di sforzi attivi e di specifiche qualità individuali. Ma esiste comunque anche una terza categoria: le famiglie che fingono di essere felici, o che fingono di ricordare di esserlo state un tempo (…). Mentre non credo esistano famiglie felici che provano a fingersi infelici”.

Il senso della fine in un mondo povero di futuro

Rossana Rossanda, Amar. Favola laica, Marsilio 2024 (pp. 96, euro 14)

Ristampata nel centenario della sua nascita, Rossanda aveva scritto questa “favola” nel 1996, a qualche anno di distanza da un seminario che con Filippo Gentiloni, altra firma storica del “manifesto”, aveva coordinato all’eremo benedettino di Monte Giove, nelle Marche, dove si riunivano spesso esponenti della Sinistra come Mario Tronti, Pietro Ingrao, Luigi Ferrajoli, Giacomo Marramao, Raniero La Valle per confrontarsi su temi esistenziali, come la morte.

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