Sorridere, nonostante tutto – Riletture estive/5: Una distopia sorridente e inquietante

Giacomo Papi, Il censimento dei radical chic, Feltrinelli 2019 (pp. 141, euro 13)

Siamo dalle parti del “Bispensiero” del George Orwell di 1984, per cui “la menzogna diventa verità e passa alla storia”, e soprattutto della sua  “Neolingua”, che lascia spazio solo ai concetti più elementari vietando l’uso di molte parole; ma anche “la milizia del fuoco” di Fahrenheit 451 sembra far capolino in queste pagine, anche se qui di incendi di libri, ad opera dei detentori del potere almeno, non se ne vedono.

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Sorridere, nonostante tutto – Riletture estive/4: Un libro serio che si legge sorridendo

Michele Serra, Le cose che bruciano, Feltrinelli 2019 (pp. 174, euro 15)

Politico del “fronte progressista”, non sa accettare che non sia accolta la sua proposta di legge – avanzata in tempi non sospetti, e dal fronte progressista, appunto – per la “reintroduzione dell’uniforme obbligatoria” nelle scuole (una proposta volta a “rimediare a quella forma subdola di banalità che è l’anticonformismo”, l’ossessione di distinguersi cercando, velleitariamente, di vestirsi in modo diverso dagli altri).

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Sorridere, nonostante tutto – Riletture estive/3: Emilia, elefante spaesato e gentile

Arto Paasilinna, Emilia l’elefante, Iperborea 2018 (pp. 252, euro 17)

“L’elefante è un miracolo di intelligenza e un mostro di materia”, ma non solo. A sorprendere, in questo essere contraddittorio, è anche la sensibilità: “Il suo odorato è squisito e ama con passione i profumi di tutti i tipi e soprattutto i fiori fragranti; li raccoglie, li coglie uno ad uno, ne fa mazzetti e dopo averne assaporato il profumo li porta alla bocca e sembra godere del loro gusto”.

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Sorridere, nonostante tutto – Riletture estive/2: Il mondo piccolo di un’agrodolce Francia

Gabriel Chevallier, L’annata memorabile del Beaujolais, edizioni e/o 2016, pp. 366, euro 18

Un paese di contadini, diviso fra la chiesa e il municipio. Fra il prete, benvoluto, e il sindaco, rispettato. Ma non siamo negli anni ’50 a Brescello, il parroco non ha il volto di Fernandel e il primo cittadino, seppur baffuto, non ha quello di Cervi.

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Sorridere, nonostante tutto – Riletture estive/1: Scrivere come Cornia

Ugo Cornia, Buchi, Feltrinelli, pp 96, euro 10

tutto finisce e non finisce mai di finire, ma sarà finito un giorno o non finirà mai
Le frasi spesso non hanno bisogno della maiuscola per cominciare, perché quella prima, anche se sembrava, non era finita, e infatti non c’era il punto, alla fine, e dunque non era una fine: ti viene da scrivere come Cornia se leggi Cornia. Se segui il suo discorso da un libro all’altro, perché anche i suoi libri non finiscono davvero. Si interrompono.

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Il futuro

Noi crediamo che le utopie sono possibili.
E sappiamo che le strade si tracciano nel camminare,
che le pietre non ci possono fermare.
Scegliamo la giustizia, la solidarietà, la speranza e la libertà,
anche se sono valori che tanti disprezzano.
Non ci importa se ci accusano di essere stupidi, illusi e pazzi,
perché sono virtù necessarie per volere un mondo migliore.
Non siamo soli, siamo più di quanto crediamo.
E saremo più forti se ci mettiamo insieme.
Ernesto Sábato

Il futuro – parafrasando le parole di Italo Calvino sull’utopia1 – è “come città che non potrà essere fondata da noi, ma fondare se stessa dentro di noi, costruirsi pezzo per pezzo nella nostra capacità di immaginarla”.
Il futuro in cui crediamo, in cui ci riconosciamo, ci attende, ci stimola, ci interpella: vivrà il domani che oggi pensiamo, che abbiamo preparato nel tempo della nostra esistenza, a livello personale e insieme a uomini e donne con cui condividiamo il progetto e il cammino.
Il futuro nasce tra “l’ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione”, non si può attendere facendoci vivere dagli avvenimenti, dai fatti, dai diktat del conformismo né di chi si arroga il potere di decidere a nome nostro.

[1] Italo Calvino, L’utopia pulviscolare, 1973

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Luoghi piante animali uomini / Tiziano Scarpa

““[Nel macello] Le bestie urlavano il loro terrore. Non è vero che non sanno di essere mortali. Noi uomini glielo facciamo sapere prima di ucciderle, attraverso il modo in cui le uccidiamo. Vogliamo che lo sappiano, che condividano la nostra sorte. Noi uomini gli diamo la morte insieme alla coscienza della morte. non può esserci niente di più crudele di questo. Noi non sopportiamo che ci siano esseri che muoiono innocenti. Non riusciamo a essere i soli a portare il peso della conoscenza della propria morte”.

Un’opera che parla a noi e di noi

Ivano Dionigi, L’apocalisse di Lucrezio. Politica, religione, amore, Raffaello Cortina Editore 2024 (pp. 208, euro 14)

“È il sentire cosmico e razionale di Lucrezio in sintonia con le domande dei nostri tempi?”. Rispondere a questa domanda è il compito che Dionigi si pone, anticipando comunque l’esito: “Lucrezio lo aveva detto”. È infatti la constatazione dei temi e dei motivi che rendono attuale la sua opera a ricorrere in queste pagine, a partire dal riconoscimento lucreziano della “coincidenza fra le proprietà delle res e quella dei verba”, della transitività fra parole e cose fa della lingua il modello della realtà, secondo un modo di vedere che trova riscontro in autori contemporanei, come Italo Calvino, secondo il quale “la scrittura [è] modello d’ogni processo di realtà” e quindi esiste la possibilità di una comunicazione fra “mondo scritto” e “mondo non scritto”, quella possibilità che per Dante risiedeva nella fede e per Galileo nella matematica.

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Oggi, domani / Michele Serra

“Per la natura noi siamo uguali ai piccioni, ai cervi, alle nutrie, alle locuste, all’erba e ai boschi, quando capita la natura ci travolge e ci schiaccia senza domandarsi — nemmeno per un attimo — se siamo russi o ucraini, ebrei o palestinesi, l’unico criterio conosciuto, per una tempesta, sono le leggi fisiche che governano la biosfera. Nelle manifestazioni della natura (anche quelle miti, vitali e prospere) potremmo riconoscere quell’unità che ci rende tutti uguali, e che abbiamo tragicamente perduto”.

Osservare, capire, prender partito

Rachel Cusk, Coventry. Sulla vita, l’arte e la letteratura, Einaudi 2024 (pp. 226, euro 18,50)

Contemporanei, addirittura precedenti in alcuni casi, rispetto alla sua trilogia, sono questi racconti e saggi della scrittrice inglese. Se in Resoconto, Transiti e Onori (in queste note nel dicembre 2018, giugno 2019 e marzo 2020) si era voluto riconoscere opere che sovvertivano il genere romanzesco, in questi scritti, raccolti sotto il titolo di uno di essi, è difficile stabilire il confine fra la narrazione e la trattazione, fra le storie e le riflessioni.

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Un’autobiografia mai scritta

Marco Cavalli, L’uomo dell’Enciclopedia, Neri Pozza 2024 (pp. 201, euro 18)

Tutti più o meno sanno, o pensano di sapere, qualcosa di Rousseau e di Voltaire mentre, per quel che riguarda Diderot, sarebbero parecchi ad ammettere onestamente che le loro conoscenze non vanno oltre il ruolo che quest’altro grande rappresentante dei Lumi ebbe, insieme a D’Alembert, nella creazione di quell’opera monumentale che è l’Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri.

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Una crisi rivelatrice

Byung-Chul Han, La crisi della narrazione. Informazione, politica, vita quotidiana, Einaudi 2024 (pp. 116, euro 13)

Il filosofo sudcoreano, trapiantato in Germania, prosegue il suo lavoro di critica della società contemporanea, che è insieme di attualizzazione e, anche se non dichiaratamente, di divulgazione delle idee maturate nella sua patria di elezione. Se, per esempio, riflettendo sulla Società senza dolore e la rimozione della sofferenza dalle nostre vite (in queste note nel luglio 2021), era Heidegger il pensatore di riferimento – lo stesso sul quale, del resto, l’autore si è formato – , qui è su un altro autore tedesco che il discorso torna, e non poteva essere diversamente.

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