“Niente va mai completamente perso”, osserva Paul Auster: “ci rimane in testa, e i frammenti di un precedente lavoro rimasto incompiuto a volte si fanno strada tra i lavori successivi”. E’ il caso di racconti, e altro, dotati di una loro autonomia ma che non perdono il carattere dell’abbozzo, agli occhi di chi li ha scritti, e restano in una condizione di attesa che si risolverà a volte nella riscrittura, altre nella collocazione in contesti al momento impensati, o continuerà a caratterizzarli in quanto frammenti, frutto di esperimenti inconclusi, anticipazioni di progetti destinati a rimanere tali. Testi che sembrano resistere a una formulazione definitiva, quasi volessero sfuggire al destino di quanto si pubblica ma, dal punto di vista dell’autore, mantiene tratti di incompiutezza e sembrerebbe chiedere, a distanza di tempo, di essere riscritto in alcune sue parti, ampliato, o ridotto.
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