La storia in un mondo dominato dal presentismo

Francesco Benigno, La storia al tempo dell’oggi, il Mulino 2024 (pp. 174, euro 14)

“La storia oggi non sembra più capace di farci leggere il mondo, di spiegarlo”, il “legame tra la contemporaneità, l’ieri e il domani sembra essersi spezzato. Il futuro (…) si è come eclissato (…) gravido di incognite, segnato da una preoccupante incertezza. In breve, passato, presente e futuro si sono come allontanati fra loro”, il che trova riscontro nel fatto che “qualcosa si è rotto nella capacità complessiva di leggere il mondo in divenire (…) la stessa storia si è fatta difficile da capire e interpretare”.

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L’Altro a noi simile

Alberto Rollo, Billy il Cane, Ponte alle Grazie 2024 (pp. 192, euro 16,90)

“Che cosa si prova a essere un pipistrello?”. Una domanda paradossale. A porla non è stato un etologo, ma un filosofo, Thomas Nagel, cui premeva di far presente l’inadeguatezza della nostra mente umana a immaginare l’esperienza di un animale tanto diverso. Si direbbe non la pensasse diversamente un altro pensatore, Ludwig Wittgenstein, certo del fatto che “se un leone potesse parlare, noi non potremmo capirlo”, perché lui vive il suo mondo, un mondo di cui noi uomini non sappiamo nulla, o quasi.

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Il tempo, la vita, gli altri / Marlen Haushofer

“Non preoccuparti.
Anche se tu fossi oberato di un’anima, essa non desidera altro che un sonno profondo e senza sogni. Sangue carne, ossa e pelle, tutto sarà un mucchietto di cenere e anche il cervello finalmente smetterà di pensare. Per ciò sia ringraziato Dio, che non esiste.
Non preoccuparti, tutto sarà stato vano, come e per tutti prima di te. Una storia del tutto normale”.

Una scuola di umanità, un’occasione di liberazione

Tomaso Montanari, Se amore guarda. Un’educazione sentimentale al patrimonio culturale, Einaudi 2023 (pp. 110, euro 13)

Si dice patrimonio culturale e si pensa allo Stato e alla situazione attuale; storia dell’arte, e vengono in mente quei pochi che coltivano “la passione – o peggio l’hobby – della ‘bellezza’”. Questo libro serve a indirizzarci altrimenti, a farci render conto che il patrimonio culturale serba “un suo latente, ma fortissimo, conflitto col tempo presente, con il mondo com’è oggi”, “la capacità di separarci dal flusso ininterrotto delle cose che passano, per metterci in contatto con ciò che sta in fondo al nostro cuore, ciò che lega davvero alla vita. ciò che le dà senso”.

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La donna che piantava alberi

Auður Ava Ólafsdóttir, Eden, Einaudi 2024 (pp. 192, euro 18)

Se la si guarda abbastanza da lontano, “si resta sbalorditi da quanto la terra sia piccola, dato che non solo gira attorno al sole a una velocità di centottomila chilometri all’ora, ma anche su se stessa, a milleseicentonovanta mila chilometri all’ora”, e allora “si capisce quanto poco ci voglia per farla uscire dai binari”: pensieri di Alba, passeggera di un aereo che porterà lei, studiosa di “lingue minoritarie in pericolo di estinzione”, dall’isola in cui abita, a nord del Circolo polare artico, a uno dei convegni di linguisti cui ordinariamente partecipa.

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Un’inedita alleanza verde e nera

Francesca Santolini, Ecofascisti. Estrema destra e ambiente, Einaudi 2024 (pp. 106, euro 13)

Sembrerebbero parole d’ordine ecologiste, se non vi comparisse anche la difesa della “biodiversità dell’umanità”: abbandonato il negazionismo climatico, nel manifesto di un’organizzazione neonazista scandinava si giustappongono preoccupazioni ambientaliste con l’opposizione al mescolamento delle razze e il rifiuto dei migranti.

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Oggi, domani / Gilles Deleuze

“Non ci manca certo la comunicazione, anzi ne abbiamo troppa; ci manca la creazione. Ci manca la resistenza al presente. Siamo pervasi di parole inutili, di una quantità folle di parole e di immagini. La stupidità non è mai muta né cieca. Il problema non è più quello di fare in modo che la gente si esprima, ma di procurare loro degli interstizi di solitudine e di silenzio a partire dai quali avranno finalmente qualcosa da dire. Le forze della repressione non impediscono alla gente di esprimersi, al contrario la costringono ad esprimersi. Dolcezza di non aver nulla da dire, diritto di non aver nulla da dire: è questa la condizione perché si formi qualcosa di raro o di rarefatto che meriti, per poco che sia, d’esser detto”.

Il gusto di raccontare

Rosa Tremain, Lily. Storia di una vendetta, Einaudi 2024 (pp. 268, euro 19,50)

Un inizio forte, il sogno della propria morte, per impiccagione. Prevedibile conclusione della vita di un’assassina quale la diciassettenne protagonista già all’inizio si dichiara. Ma basta girare pagina e il romanzo imbocca la strada del c’era una volta, e prosegue secondo il ritmo della narrazione più tradizionale: è Dickens a venire in mente leggendo della neonata abbandonata in una notte del 1850 ai cancelli di un parco, aggredita dai lupi spintisi in città, che le strappano con un morso il mignolo di un piede, salvata da un poliziotto compassionevole, internata in un orfanotrofio in cui le viene dato un nome, per poi essere data in affido in una fattoria della campagna del Suffolk dove non si poteva pensare “che a una settantina di miglia potesse esserci una città come Londra, dove i bambini più piccoli si ritrovavano a fare gli spazzacamini o a spaccarsi la schiena al telaio, campavano di ossa e dormivano in quattro o cinque nello stesso letto”.

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Diserzioni

Carlo Simoni, Diserzioni, Castelvecchi 2024 (pp. 361, euro 27)

Scomparire. Deliberatamente, con determinazione.
Non per annullarsi, ma per realizzarsi, finalmente. Non per segnare una cesura nella propria vita, ma anzi per recuperarne l’unità riprendendone il filo che le vicende vissute, gli obiettivi rincorsi, le cadute nel conformismo avevano logorato, senza riuscire però a troncarlo: non ripetere, ma ripartire da ciò che di più vero è rimasto distinguibile nella propria vita.
Ma non sembra possibile, questo ritorno che è cambiamento, se non rinunciando alle relazioni che si sono tessute. Forse anche ai luoghi che si sono abitati.
Scomparire. Non per fuggire dagli altri, o negare il posto che occupano in ogni esistenza, ma per incontrarli davvero, finalmente.

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Il tempo, la vita, gli altri / Julian Barnes

“Una cosa la voglio dire: riguarda la famosa citazione su tutte le famiglie che sarebbero felici allo stesso modo, e tutte le infelici, diverse tra loro. Ho sempre pensato che Tolstoj si sbagliasse, che fosse vero l’inverso. La gran parte delle famiglie infelici che ho visto erano infelici secondo una prassi ripetitiva; laddove quelle felici, lungi dall’adeguarsi a chissà quale norma accomodante, sono spesso il risultato di sforzi attivi e di specifiche qualità individuali. Ma esiste comunque anche una terza categoria: le famiglie che fingono di essere felici, o che fingono di ricordare di esserlo state un tempo (…). Mentre non credo esistano famiglie felici che provano a fingersi infelici”.

Il senso della fine in un mondo povero di futuro

Rossana Rossanda, Amar. Favola laica, Marsilio 2024 (pp. 96, euro 14)

Ristampata nel centenario della sua nascita, Rossanda aveva scritto questa “favola” nel 1996, a qualche anno di distanza da un seminario che con Filippo Gentiloni, altra firma storica del “manifesto”, aveva coordinato all’eremo benedettino di Monte Giove, nelle Marche, dove si riunivano spesso esponenti della Sinistra come Mario Tronti, Pietro Ingrao, Luigi Ferrajoli, Giacomo Marramao, Raniero La Valle per confrontarsi su temi esistenziali, come la morte.

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Scrivere, leggere / Carlo Emilio Gadda

“Nella mia vita di ‘umiliato e offeso’ la narrazione mi è apparsa, talvolta, lo strumento che mi avrebbe consentito di ristabilire la ‘mia’ verità, il ‘mio’ modo di vedere, cioè: lo strumento della rivendicazione contro gli oltraggi del destino e de’ suoi umani proietti: lo strumento, in assoluto, del riscatto e della vendetta”.

Se l’amore non basta

Caterina Bonvicini, Molto molto tanto bene, Einaudi 2024 (pp. 204, euro 18,50)

“Sei sempre spaesato in acque internazionali, in acque di nessuno, eppure su una barca che conosci sei casa tua… (..) Quello della Sar [operazioni di ricerca e soccorso] è un mondo piccolo, una specie di grande famiglia. bellissima o pessima, come tutte le famiglie”, e la barca è l’Endurance, una delle navi Ong che operano nel Mediterraneo. È passato un paio d’anni dalle prime prove a bordo delle navi umanitarie raccontate in Mediterraneo (in queste note alla fine di aprile 2022) con l’intento dichiarato di comunicare l’incomunicabile, il dolore e l’orrore che le immagini televisive di naufragi e salvataggi non sanno trasmettere.

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Riconciliarsi con l’incolto

Adriano Favole, La via selvatica. Storie di umani e non umani, Laterza 2024

L’antropologia “studia le culture umane, le loro relazioni e le loro trasformazioni: le culture di altri continenti (…) e le culture popolari, lontane o domestiche che siano (…), le culture urbane e quello rurali. Le culture più tradizionali e conservatrici e quelle digitali (…), le culture egemoni e quelle subalterne. Il qui e l’altrove”. Coerente con questo presupposto, l’autore ci invita a un andirivieni fra Liguria e Oceania, Alpi e Africa, ma non solo: il confronto coinvolge lui stesso, l’antropologo che si occupava solo di significati e simboli umani e quello che invece s’è reso conto che lo studio non può ignorare i non umani con cui, pure, trascorriamo le nostre esistenze”, essendo noi “il prodotto di scambi ininterrotti con l’ambiente che ci circonda”, popolato di “esseri ‘incolti’ che vivono, cioè, fuori dai confini delle culture intese come spazi simbolici”.

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