Magda Szabó, La porta, Einaudi 2022 (pp. 266, euro 17)
Due protagoniste e due comprimari. In primo piano, due donne, una scrittrice e una donna di servizio; sulla scena, al loro fianco, il marito della prima (anche lui scrittore) e un cane, raccolto dalla strada, che appartiene alla scrittrice ma riconosce come sua padrona, amandola di un amore incondizionato, la domestica. La storia si svolge nell’arco dei vent’anni trascorsi dal momento in cui Emerenc ha cominciato – dopo avere, lei, raccolto referenze sui potenziali datori di lavoro – a occuparsi della loro casa, presentandosi come una “vecchia fuori dagli schemi”, ruvida, spesso scostante, taciturna, ma grande lavoratrice, capace di gesti di attenzione che le hanno assicurato il rispetto dell’intero quartiere in diverse case del quale esercita la sua professione. Rispetto e simpatia, anche se nessuno ha mai potuto entrare nella sua casa, la cui porta resta rigorosamente chiusa, invalicabile.
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