Frédéric Gros, Perché la guerra?, nottetempo (pp. 156, euro 16)
È innanzitutto una constatazione ad aprire il libro del filosofo, politologo e romanziere francese: dopo “la nuova cultura della paura” diffusasi nei primi due decenni del XXI secolo, si è diffusa l’impressione del ritorno di una “logica militare più classica con le guerre in Ucraina e in Medio Oriente” (anche se “le nostre categorie politiche faticano a inquadrare le atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre 2023 e, su un piano differente, il bombardamento massiccio da parte dell’esercito israeliano”), ma nello stesso tempo è risultato chiaro che – questo il giudizio di fondo di Gros – è necessario rispettare “la singolarità di ogni singola tragedia” e riconoscere che le categorie in uso “non restituiscono tutta la verità dell’evento”, che occorre quindi “contestualizzare, spiegare”, cose diverse dal “giustificare”.
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