Respiro forte di principio d’estate,
la cinquantaseiesima
per quanto mi riguarda.
Non mi va di invecchiare.
Così cedo all’inganno degli odori indiscreti
dell’incauta stagione come fosse la prima
come primo il sudore
coi piedi nella sabbia che ricercano il fresco.
Serotonina
adrenalina
enzimi e ormoni
elfi volubili
dell’equilibrio psichico
e trascrizione chimica
di ciò che altrove nomino
le mie emozioni
umilmente assecondo
le vostre capriole
e mi dispongo al riso
ovvero al pianto
come al cielo di marzo
prescrive la natura.
Signori dell’umore
fatemi questa grazia
risparmiatemi almeno
l’emicrania.
Ho sognato la donna balena.
Era l’amante di mio marito.
Era saggia bianca imponente.
Si cibava di patate per cena,
sedici chili al colpo.
Si tuffava in piscina guizzando,
mostrando nudità senza vergogna.
Mi insegnava a respirare da un buco
nel mezzo della schiena.
Emily cuordipaura
dipana in lentezza i suoi giorni
che conducono al tempio,
con il corpo gravato
con il passo malfermo e l’affanno.
Accudisce begonie
mentre culla memorie distorte
e nostalgie salate di rimpianto.
La musica le è amica,
la preghiera una flebile supplica
dall’incerto risvolto.
Per quel che vale, ti terrò le mani
se servirà a scacciare la paura
che il signore del tempio sia malvagio
o maldisposto
o peggio indifferente,
che la strada sia lunga e accidentata
e senza lume.
Altra consolazione non so darti
se mi interroghi piena di sconcerto
sul mistero di un tempo che finisce.
Non sono che un frammento di te
scaraventato al mondo.
Divertito lo spirito rimbalza
alla bella scoperta.
Non mi spaventa più l’inafferrabile
e il suo nonsenso –
seduta lo contemplo.
Attendo tenue il fremito
del suo manifestarsi
in forme mai uguali
che mi lascia ogni volta indovinare.
Tutta la calma
tutta la calma che vuoi
e tutta la lentezza.
Ma combatti, ti prego, la pigrizia
che ti fa smettere di camminare.
Non grandi imprese
ma piccoli diamanti quotidiani
puoi coltivare.
Apri dunque la zip del sacco a pelo
fa meno freddo fuori, senti?
Sotto le nostre polveri sottili
è tutto uno scorrere di linfa.
Quali ferite può darti questo vento
che tu non abbia già imparato a medicare?
Perciò considera, ti prego
di resistere al demone del comfort
e della protezione
e a tutto quello zucchero.
Continua a camminare con l’orecchio attento
adesso che ti sei accorta
di quanto forte stringi i denti mentre dormi.
Ti devo chiedere:
perché e così indicibilmente doloroso
restare indietro?
Ecco, ti ho fatto piangere.
Perdonami.
Dammi la mano, camminiamo insieme.